Wolverhampton, Numeri da brividi, tifosi in rivolta e una squadra che ha smarrito identità e ambizioni: al Molineux si consuma la caduta di un club che fino a pochi anni fa sognava l’Europa
Un tempo il Molineux era una fortezza.
Uno stadio che tremava, avvolto nel giallo e nero, dove i Lupi sbranavano avversari e scrivevano pagine di calcio europeo.
Oggi quello stesso stadio è il silenzioso teatro di un incubo che pare non voler finire.
Dopo quindici giornate di Premier League, il Wolverhampton Wanderers ha raccolto appena due punti: un bottino che fa paura, perché trascina la squadra verso record negativi che nessuno vorrebbe ritrovarsi addosso.
Numeri che non possono essere ignorati, perché non descrivono solo una crisi: raccontano una resa.
UN INCUBO A OCCHI APERTI
Dati impietosi: mai così male in 137 anni
La stagione dei Wolves non è una partenza falsa: è un naufragio.
Due pareggi e tredici sconfitte, appena otto gol segnati e ben 33 incassati.
La differenza reti di -25 non lascia spazio a interpretazioni: il Wolverhampton non riesce a competere, non regge il ritmo, non risponde ai colpi.
L’ultimo capitolo di questa lenta agonia è stato il 4-1 incassato in casa contro il Manchester United, che ha certificato l’ottava sconfitta consecutiva.
Mai, in oltre un secolo di storia, i Wolves avevano vissuto una simile striscia di ko. Mai la squadra aveva trasmesso così tanta fragilità mentale, tecnica e tattica.
Gli uomini di Edwards non vincono da aprile 2025: un’enormità. E ogni partita sembra una replica della precedente.
I RECORD NEGATIVI ALL’ORIZZONTE
Il paragone con il Derby County fa tremare il Molineux
Gli appassionati di Premier lo ricordano bene: la stagione 2007/08 del Derby County è la più disastrosa della storia, chiusa con appena 11 punti.
Oggi i Wolves sono proiettati verso una quota ancora più bassa: la media da 0,14 punti a partita porterebbe a un totale di 5 punti finali.
Numeri da primato… al contrario.
E i record negativi non finiscono qui. Se la crisi dovesse proseguire, la squadra potrebbe:
- minacciare la striscia di 20 sconfitte consecutive del Sunderland tra il 2003 e il 2005,
- superare il numero più alto di ko in singola stagione (30 Southampton, 31 Stoke City),
- diventare il club retrocesso matematicamente più presto nella storia della Premier.
Un destino che sembra già scritto sulla pelle dei giocatori, nonostante il campionato sia ancora lungo.
CRISI OFFENSIVA, FRAGILITÀ DIFENSIVA
540 minuti senza gol e una difesa che non tiene
Se il Wolverhampton soffre, il motivo è duplice: attacco inefficace e difesa perforabile.
Il gol ritrovato contro lo United ha spezzato un digiuno durato 540 minuti, una sterilità che aveva messo in ginocchio la squadra sul piano psicologico ancor prima che tecnico.
Non si segna, non si crea, non si finalizza. E quando una squadra non punge, inevitabilmente subisce.
Sul fronte difensivo il quadro è altrettanto desolante: marcature saltate, errori individuali, insufficienze costanti.
Ogni ripartenza avversaria sembra diventare un’occasione da gol.
LE RADICI DEL PROBLEMA
La contestazione dei tifosi e la linea Fosun
La frattura tra tifoseria e società è ormai insanabile.
Nell’ultima gara, cori e striscioni hanno puntato il dito contro Fosun e il presidente Jeff Shi, accusati di aver lasciato deperire il progetto sportivo.
La proprietà cinese, subentrata anni fa con grandi ambizioni, oggi si difende spiegando di voler mantenere il controllo del club e di essere alla ricerca solo di investitori secondari.
Una posizione che però non placa gli animi né cancella le responsabilità.
Il declino, infatti, è graduale ma costante: dal 2020 la squadra ha perso competitività, ridotto gli investimenti, abbassato gli stipendi e ceduto i giocatori migliori senza rimpiazzarli adeguatamente.
Così si passa dai fasti europei – quarti di Europa League, settimi posti di fila – all’incubo della retrocessione.
LA GIUNGLA DEL MERCATO
Cessioni eccellenti, acquisti scommesse, zero continuità in panchina
La situazione è precipitata anche per un mercato che ha indebolito la rosa in quasi ogni reparto. In estate hanno salutato colonne portanti come Nelson Semedo, Rayan Ait-Nouri e Matheus Cunha, quest’ultimo ceduto per la cifra record di 62 milioni.
I sostituti? Per ora deludenti.
Jhon Arias, acquistato per quasi 15 milioni, non ha prodotto né gol né assist. Gli altri innesti hanno portato entusiasmo, ma poca sostanza.
A questo si aggiunge un dettaglio non secondario: l’instabilità tecnica. Edwards è il quinto tecnico in quattro anni, il terzo in meno di dodici mesi. Era pronto a portare il Middlesbrough in Premier, ma il richiamo dei Wolves lo ha spinto a tornare… in piena tempesta.
E oggi quella tempesta rischia di travolgerlo.
UNA ROSA CHE NON RIESCE A REAGIRE
Tra certezze fragili e scommesse che non decollano
C’è chi prova a resistere, ma sembra troppo poco.
Jose Sá si carica sulle spalle una mole di lavoro impossibile; Krejci in difesa lotta ma il muro crolla comunque; Tchatchoua sulla fascia corre più per arginare che per costruire. A centrocampo André e João Gomes restano gli unici elementi con mercato, ma sono spesso isolati.
Davanti, la luce è fioca: Bellegarde non incide, Arokodare alterna spunti e pause, Hwang ci mette energia ma manca la continuità.
E Jørgen Strand Larsen, che in estate aveva attirato un’offerta da 55 milioni del Newcastle, ha segnato appena una volta.
Il resto è un mosaico incompleto, pieno di crepe, con interpreti che sembrano giocare senza una bussola tattica.
IL PESO DEL PASSATO CHE NON TORNA
Da club modello a squadra in caduta libera
Quello che rende la crisi dei Wolves ancora più dolorosa è il confronto con ciò che erano fino a pochi anni fa. Una società moderna, ambiziosa, capace di pescare talenti e di imporsi come outsider in Premier.
Il gruppo guidato da Nuno Espirito Santo non era solo competitivo: era riconoscibile, organizzato, feroce. Un’identità smarrita negli anni, dissolta tra cessioni, cambi in panchina e strategie societarie confuse.
Il Wolverhampton non ha perso solo punti: ha perso un progetto.
IL FUTURO: SALVEZZA IMPOSSIBILE, ORGOGLIO NECESSARIO
Arsenal e Liverpool all’orizzonte: la tempesta continua
Il calendario non aiuta: le prossime gare vedranno i Lupi affrontare in trasferta Arsenal e Liverpool, due delle squadre più forti del campionato. Il rischio di scivolare ancora in basso è enorme.
La salvezza oggi appare come un miraggio lontanissimo, quasi irraggiungibile. Ma quello che i tifosi chiedono non è più un sogno: è una reazione di dignità. Una scintilla, un sussulto, qualcosa che ricordi a tutti che i Wolves sono pur sempre un club storico, non una comparsa da archiviare.
CONCLUSIONE
Ultima chiamata: evitare la storia sbagliata
Il Wolverhampton rischia di passare alla storia dalla porta più stretta e buia. Non può permetterselo, non lo merita la sua gente, non lo merita la sua storia.
Per salvarsi serviranno investimenti, idee, coraggio. Ma soprattutto servirà ritrovare ciò che questo club aveva perso prima ancora che iniziasse la stagione: identità, orgoglio, spirito da Lupi.
Finché c’è tempo, anche se poco, nulla è ancora scritto.
Ma il tempo, ormai, corre più veloce dei sogni.







