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Verona, “l’urtimo amico va via”: al Brighton uno dei leader scaligeri

Verona, va via un leader difensivo.

Concludendo una bella e romantica favola, il Verona ha accettato la proposta degli inglesi per un suo promettente difensore.

Opporsi al tempo che passa, cercare di combattere la naturale evoluzione che ogni aspetto della vita compie con l’andare avanti degli anni, è assolutamente sbagliato, oltreché del tutto inutile, visto che, così facendo, si finisce solo per diventare obsoleti, chiudendosi da soli in un mondo ormai sparito, in cui si può vivere solo con il ricordo.

E’ necessario, di conseguenza, abbracciare il presente e, soprattutto, accettarne le sue conseguenze nel futuro, senza stare troppo a rimuginare su cosa poteva essere o su cosa è stato, sebbene sia sicuramente lecito far valere una propria preferenza fra ciò che era e ciò che, probabilmente, sarà.

Lo scopo del sottoscritto, dunque, non è assolutamente quello di recitare il ruolo del “vecchino brontolone” alla Bar Lume, sempre per rimanere in Toscana, che critica a trecentosessanta gradi l’attualità, evidenziandone solo gli aspetti negativi.

Al contrario, il mio personale obiettivo è sì analizzare il presente, non ostacolarlo, visto che è pressoché impossibile e, come già detto, abbastanza sterile, ma anche cercare di comprendere quali siano le macroscopiche differenze con il passato, andando ad esprimere, poi, più stima o meno nei confronti dell’uno o dell’altro.

Siccome in questa sede si tratta di calcio, è innegabile non accorgersi di come questo sport sia diventato molto più ricco e globalizzato rispetto che in precedenza, permettendo a tutte le popolazioni del mondo di conoscerne la bellezza.

Se si guarda il tutto da un altro lato, però, questa straordinaria espressione culturale, che, negli anni, ha accompagnato “a mano a mano”, per citare Rino Gaetano, la crescita del nostro Paese, ha finito per perdere quasi ogni sua accezione romantica e, secondo la mia opinione, questo è un gran peccato.

Ciao Verona

Il caso di Diego Coppola, difensore centrale dell’Hellas Verona fin da giovanissimo, quando entrò a far parte della “cantera” scaligera, è solo l’ultimo di una lunga serie, costituita da calciatori la cui popolarità è improvvisamente sbocciata solo dopo alcune partite a livello internazionale.

Fino a qualche settimana fa, difatti, il giovane ragazzo veneto, il quale deve ancora compiere ventidue anni, era conosciuto a malapena entro i confini nazionali, avendo sì disputato una buona stagione con la propria squadra, ma non abbastanza da farsi conoscere da tutto lo Stivale.

Quest’ultimo, invece, ha avuto modo di apprezzarne paradossalmente le capacità difensive nell’orrida prestazione dell’Italia di qualche giorno fa in Norvegia, quando, malgrado il pesantissimo passivo subito da Haaland e compagni, Coppola ha disputato una bella prestazione, meritandosi i complimenti di vari addetti ai lavori.

Tutto d’un tratto, dunque, il giovane difensore del Verona è balzato agli onori della cronaca non solo italiana, ma anche internazionale, la quale, come attirata magneticamente dalla futuribilità appena scoperta di questo giocatore, ha iniziato a parlarne con toni trionfalistici.

Appena qualche giorno dopo quella gara, all’indomani di un’altra prova mediocre della Nazionale, il futuro di Diego ha già preso una piega ben delineata, con il Brighton che, raggiunto un accordo con l’Hellas per dieci milioni più bonus, è già pronto a portarlo nella Terra d’Albione.

E’ bastata poco più di una partita, forse solo qualche buona chiusura sul biondo centravanti nordico, per concludere una storia d’amore con il Verona durata più di quindici anni, che, appena una settimana fa, non sembrava in procinto di chiudersi.

E, invece, è andata così: anche Coppola, attratto dalla Premier League e dalle sue stelle, saluterà senza troppo rammarico la Serie A e i colori gialloblù, rendendo ancora più povero di giovani promettenti e possibili future bandiere il nostro campionato.

“… se gioca la libertà pure lui …”

Quando, componendo “‘N bastardo venuto dar sud”, Franco Califano andava ad incidere “L’urtimo amico va via”, stava probabilmente ripensando una situazione davvero accaduta, ricordandosi di come fosse rimasto da solo quando tutti i suoi compagni decisero di cambiare vita, sposandosi o trasferendosi da altre parti.

Allo stesso modo, il Verona, al pari di tante altre squadre italiane, soprattutto di livello medio-basso, provano la stessa malinconia nel vedere i propri calciatori che, allevati fin da piccoli e promossi in prima squadra con il sogno di vederli diventare delle bandiere, scelgono di salutare senza troppi rimorsi, trovandosi di fronte ad offerte più che onerose.

L’aspetto che più sorprende e rattrista, però, non è tanto l’addio in sé di questi ragazzi, ma quanto la rapidità della loro ascesa, la quale fa sorgere dei grossi dubbi anche sulle reali fondamenta del loro valore, la cui percezione è salita improvvisamente solo dopo qualche partita.

Questo aspetto è assolutamente proprio del mondo in cui viviamo, nel quale le valutazioni sono immediate e impazienti, incapaci di fondarsi su un campione di dati ampio, essendo assai frettolose di promuovere subito un certo individuo, come se ce ne fosse un bisogno impellente.

Come detto all’inizio, più che una critica, questa affermazione vuole rappresentare una lucida, si spera, analisi di ciò che è cambiato, a tutti i livelli, rispetto a qualche anno fa, quando, complici anche altri fattori, tutto era più ragionato, più compassato, nel bene e nel male.

La colpa, quindi, è di Coppola? No, assolutamente no. Come recita il titolo di questo paragrafo, il ragazzo veneto ha solo scelto di “giocarsi la sua libertà”, sfruttando la chance che, meritatamente o meno, gli è stata offerta e, di conseguenza, mettendo da parte la malinconia, è impossibile non augurargli il meglio.

Foto: facebook Hellas Verona.

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