Gianluca Petrachi, nuovo direttore sportivo del Torino, ha parlato nel corso della sua conferenza stampa di presentazione.
Nelle ultime ore la decisione di esonerare Vagnati e richiamare Gianluca Petrachi dopo qualche anno ha scosso l’ambiente Toro.
Oggi si è tenuta la conferenza stampa del nuovo capo del’area sportiva granata, ecco le sue prime parole.
“Il senso di appartenenza è la priorità, da calciatore non ho capito cos fosse il Toro, da dirigente è stato un altro mondo.
Il senso di appartenenza per tutti i giocatori deve essere rimarcato e bisogna anche farlo capire loro.
Cercherò di comprendere il senso di appartenenza, ho cercato sempre di creare un senso di famiglia: voglio risentire quel calore, voglio ricreare quella sinergia.”
Sui ricordi del Torino in Europa:
“Senza ambizione di poterlo fare, era inutile presentarsi.
Voglio risentire i tifosi cantare al San Mamès, è stata una delle gioie più grandi del mio ciclo.
Mi ha lasciato ricordi incredibili e non vorrei che rimanessero solo ricordi.
Darò più di ciò che posso per arrivare a obiettivi che il Toro deve e può meritare”.
Torino, Petrachi: “A Baroni ho chiesto di fare il Baroni”
“A Baroni ho chiesto di fare il Marco Baroni che conosco, di tirare fuori tutto ciò che ha dentro.
Abbiamo giocato insieme a Lecce, è sempre stato uno caratteriale: da calciatore era cazzutissimo, da allenatore voglio che tiri fuori ciò che ha dentro.
Marco può e deve fare di più, gliel’ho detto.
Lui è un grande lavoratore e ha temperamento: l’unica cosa che deve fare, è pretendere dai suoi giocatori che questa è la squadra di Baroni.
Nella sua Lazio vedevo voglia di aggredire e di non stare in attesa, oggi il Toro deve avere un’identità e pretendo che Baroni trasmetta le sue caratteristiche”.
Sul modulo:
“Il 3-5-2 sarà il modulo da qui alla fine: può capitare che con qualche defezione, necessità o soluzione di partita ci può stare che si cambi.
Sulla partita di sabato contro la Cremonese di Davide Nicola:
“L’ho detto a Baroni, la Cremonese mi fa paura.
A Bologna hanno giocato sugli errori degli avversari e sulle lacune, sfruttandole al meglio.
Sarà una gara difficile, Nicola lo stimo e che studia molto gli avversari e dobbiamo capire che sabato per noi è da coltello tra i denti.
Se non lo capiamo, è un problema: è un messaggio che sto cercando di infondere.
Un giocatore deve pensare che se viene saltato da un avversario, è una sconfitta: dobbiamo vincere i contrasti, altrimenti ci passano come gli indiani.
Ci sono tre o quattro leader che devono portare dentro i compagni: le gare si vincono vincendo i duelli personali, noi ne vinciamo pochi.







