Il CT della Nazionale, Luciano Spalletti, nella sua biografia è tornato a parlare dello scontro avuto con Francesco Totti durante la seconda avventura alla Roma: ecco cosa ha detto
Oggi è stata pubblicata la biografia dell’allenatore della Nazionale Italiana Luciano Spalletti, un libro che ha fatto scalpore per via delle rivelazioni importanti contenute al suo interno.
Oltre al passaggio in cui ha spiegato i motivi del suo addio al Napoli dopo la vittoria dello Scudetto, un punto su cui in molti si sono soffermati è quello in cui il mister di Certaldo ha raccontato la sua verità sul caso Francesco Totti.
Ecco cosa ha rivelato Spalletti a questo proposito.
“Abbiamo sbagliato tutti, ma io sono stato mandato al massacro”: la verità di Spalletti 8 anni dopo
Dopo otto anni, Luciano Spalletti torna a parlare dell’episodio che ha profondamente segnato Roma (e non solo), cercando nuovamente di fare luce sulla vicenda. Le sue considerazioni sono raccolte nel libro in uscita oggi, “Il paradiso esiste… ma che fatica”, scritto insieme a Giancarlo Dotto.
Un intero capitolo è dedicato a quella che, probabilmente, è stata la situazione più complicata che ha vissuto nella sua carriera da allenatore: la “lite” con Totti, vissuta al ritorno di Spalletti sulla panchina giallorossa nel 2017. “Molti hanno sostenuto che sono stato io a far ritirare Francesco. Falso. Il mito di Totti, la bandiera, erano aspetti che andavano gestiti dalla società, non da me – ha iniziato a raccontare l’attuale CT azzurro –. L’avevo chiesto con chiarezza al mio ritorno. Non mi si doveva mandare al massacro in quell’uno contro tutti”.
“Io ho sempre messo in campo la formazione con cui pensavo di vincere, né più né meno – ha proseguito -. Ma la Curva Sud a un certo punto si è schierata contro di me. A nulla è servito ribadire, nei mesi successivi, che non sono stato io ad allontanare Totti dalla Roma. Ero disponibile ad assecondare qualunque sua scelta”.
“Il destino di Totti a Trigoria era segnato. Ecco chi ha sbagliato”
Successivamente, Spalletti insiste con maggiore forza: “Per rafforzare questo concetto e ‘liberare’ Totti dal ‘nemico’ Spalletti, ho detto pubblicamente che non avrei rinnovato il contratto con la Roma: mi sono dimesso anche per questo motivo, per evitare che mi fosse addossata una responsabilità che non avevo e che non era giusto darmi”.
Il mister di Certaldo ha continuato il racconto: “La verità è che, giusto o sbagliato che fosse, il destino del numero 10 a Trigoria era segnato. Ma la verità, si sa, è solo di chi la vuole vedere”.
“Abbiamo sbagliato tutti in quella situazione – ha ammesso –. Ha sbagliato la società a non prendersi le proprie responsabilità e a lasciare che l’allenatore affrontasse da solo una vicenda così complicata; ho sbagliato io, come spesso mi succede, a non mettere qualche sfumatura in più in ciò che dicevo; ha sbagliato Francesco e credo che, a distanza di tempo, l’abbia capito. Totti è stato idolatrato a Roma e questo probabilmente lo ha ‘viziato’ un po’, gli ha impedito di percepirsi diversamente”.
L’attacco a Ilary Blasi
Spalletti, però, ha riservato i giudizi più severi a Ilary Blasi, che all’epoca lo aveva definito “un piccolo uomo” per il modo in cui stava gestendo il finale di carriera dell’allora marito.
“Francesco per me sarà sempre come un figlio, allo stesso tempo la sua ex moglie non sarà mai per me come una nuora – ha confessato –. Quando lei mi offese gratuitamente presi ancora più consapevolezza di quanto fossi un uomo fortunato ad avere al mio fianco una compagna molto intelligente, che mai mi ha messo in imbarazzo intromettendosi con così tanta arroganza e maleducazione nel mio lavoro”. “Può capitare – ha concluso – nel corso di una vita, di essere un piccolo uomo o una piccola donna. Certamente lo è stata lei quando si è permessa di rivolgersi a me in quel modo. Cosa della quale, immagino, si sarà pentita”.