Partito come probabilissimo scarto della rosa della Roma ad inizio anno, Shomurodov si è ritagliato il suo ruolo.
Quando Eldor Shomurodov, reduce da un positivo esordio in Serie A con il Genoa, arrivò alla prima Roma di Mourinho per l’esosa cifra di quasi venti milioni, i tifosi romanisti, memori della brutta esperienza trascorsa con Schick, gridarono allo scandalo, chiedendosi perché mai i Friedkin fossero andati a spendere tutti quei soldi per un semi-sconosciuto attaccante uzbeko.
Quest’ultimo, però, partì benissimo, firmando una delle prime reti dell’era Mou, valida per siglare l’insperato vantaggio in casa del Trabzsonspor nell’andata degli spareggi per la Conference League, vinta, poi, proprio dai giallorossi nella magica notte di Tirana.
Nonostante quell’importante marcatura e un inizio di stagione discreto, i sostenitori capitolini rimasero comunque del loro parere, bollando il centravanti come “bidone” e soprannominandolo ironicamente “il Messi uzbeko”, come a voler rimarcare l’umiltà delle sue origini.
Evidentemente, Shomurodov deve aver subito quelle tante critiche, se è vero che, dopo un anno e mezzo nella Capitale senza grandi acuti, i giallorossi decisero di girarlo in prestito prima allo Spezia, con il quale retrocesse in Serie B, e poi al Cagliari, con il quale, invece, si guadagnò la permanenza nella massima categoria insieme a Claudio Ranieri.
Anche all’inizio di questa stagione, dunque, il destino di Eldor appariva abbastanza segnato, con il ragazzo ignaro solo di comprendere quale sarebbe stata la sua prossima meta, forse proprio di nuovo la stessa Sardegna che lo aveva accolto con affetto l’anno precedente.
Bastò, invece, un colpo di testa a far girare tutto.
“Arieccolo!”
Quando, con la Roma sotto 0 a 2 contro l’Empoli, Daniele De Rossi, il 25 agosto scorso, si girò verso la propria panchina e chiamò un sorpreso Shomurodov affinché entrasse, il sottoscritto era presente (per la prima volta, tra l’altro) sulle tribune dell’Olimpico e poté ammirare tutto lo sconforto dei tifosi giallorossi nell’osservare la sostituzione perpetrata dal proprio tecnico.
In particolare, un signore davanti a me, vestito con una maglia nera a maniche lunghe adornata con il lupetto rosso sul petto, in romanesco stretto, sentenziò: “Annamo bene, arieccolo! Pensa come semo messi!”, sconsolato di fronte all’ingresso della punta asiatica.
In tutta onestà, non penso che quell’uomo fosse l’unico in tutto lo stadio, che aveva appena pesantemente fischiato un’altra sua vittima prediletta, Zalewski, a pensare che la mossa di DDR fosse quantomeno azzardata e, soprattutto, sintomo di una strategia ormai andata a quel paese.
Quando il destino, però, vuole giocare qualche scherzo, sa essere molto arguto e, di conseguenza, nei pochi minuti concessigli, Shomurodov disputò una grande prestazione, realizzando la rete dell’1 a 2 con un bel colpo di testa e, negli istanti finali, andando vicinissimo ad un clamoroso pareggio.
In circa un quarto d’ora, di conseguenza, tutto l’Olimpico passò dal fischiare il suo nome ad alzarsi quasi in piedi a mò di standing ovation davanti ad un suo recupero difensivo, consapevole di come l’attaccante uzbeko fosse entrato con un atteggiamento molto positivo, sicuramente più combattivo di quello dell’impalpabile Dovbyk di quella sera.
E’ in quel momento, probabilmente, che Eldor ha ottenuto l’inaspettata conferma in giallorosso per il resto della stagione.
L’importanza di Shomurodov
Che nella stragrande maggioranza delle partite non sarebbe partito titolare, Eldor ne era assolutamente a conoscenza, comprendendo come l’obiettivo della Roma fosse quello di dare più spazio ad una punta giovane e già blasonata come Dovbyk, pagata fior di quattrini.
Ciò, però, da inizio stagione non è mai stato motivo di fastidio per lui, il quale, specialmente da quando è arrivato Claudio Ranieri, che ha affermato pubblicamente di volergli un bene dell’anima, è sempre subentrato con una grande voglia di mettersi a disposizione.
Ogni volta in cui si è ritrovato in campo, Shomurodov non ha mai fatto mancare la sua corsa e le sue sponde, utili a mettere in movimento i trequartisti e gli esterni, i quali, quando davanti a loro si è andato a posizionare lui, hanno goduto di una maggiore libertà creativa rispetto al solito.
Quando c’è Dovbyk, infatti, spesso i vari Dybala, Pellegrini, Baldanzi o Soulé tendono a variare il proprio gioco in funzione delle caratteristiche dell’ucraino, che, a differenza del centravanti asiatico, tende ad essere più stantio e restio a muoversi troppo fuori dall’area.
Nelle ultime partite, in particolare, con il problema fisico occorso ad Artem, questa situazione si è potuta osservare meglio, con Eldor che, con i suoi movimenti e il suo spirito di sacrificio, ha permesso ai compagni posizionati dietro di lui di prendersi le luci della ribalta.
Senza stare a sentenziare quale dei due modi di giocare sia il migliore per la Roma, è scontato affermare come, in ogni caso, sia una bella notizia per Ranieri poter disporre di due attaccanti di questo tipo, dalle caratteristiche diverse e disponibili ad essere ruotati a seconda delle situazioni.
Sì, nonostante a inizio stagione fosse impensabile si può dire: Eldor Shomurodov è importante in questa squadra.
Foto: facebook AS Roma.