Roma, dalla Conference League alla Coppa delle Fiere: viaggio nel primo trionfo internazionale giallorosso
Quando si parla delle notti europee più emozionanti vissute dalla Roma negli ultimi decenni, il pensiero corre inevitabilmente alla conquista della Conference League del 2022, un lampo capace di squarciare un digiuno lungo quattordici anni e di consegnare al club il primo trofeo UEFA della sua storia.
Eppure, scavando nel passato, emerge un’altra vittoria che ha lo stesso profumo d’Europa, un successo discusso, a tratti scomodo, spesso al centro di dibattiti infiniti tra tifosi e addetti ai lavori: la Coppa delle Fiere, portata a casa nella stagione 1960/61.
Una competizione particolare, figlia del suo tempo, ma che rimane la prima vera affermazione internazionale in assoluto del club capitolino.
Ed è proprio questa la storia che vale la pena rileggere, passo dopo passo.
Una Coppa nata tra idee, fiere e ricostruzione
La Coppa delle Fiere non fu un torneo come gli altri, né per regolamenti né per spirito.
L’intuizione nacque nel 1955 per volontà del vicepresidente FIFA Ernst Thommen, con l’obiettivo di creare un ponte sportivo tra quelle città europee che ospitavano grandi fiere internazionali e, allo stesso tempo, avevano bisogno di ossigeno economico nel dopoguerra.
Una competizione anomala, di inviti, dove in alcune edizioni scendevano in campo squadre create ad hoc per rappresentare la propria città: un concetto quasi surreale se immaginato oggi, come se Roma e Lazio formassero un’unica selezione per giocare l’Europa League.
Le prime edizioni non seguirono un format stabile: prima triennale, poi biennale, infine annuale fino al 1971.
Solo allora la UEFA decise di prendere in mano l’organizzazione, trasformando radicalmente il torneo e ribattezzandolo Coppa UEFA.
Nonostante questo, l’organismo europeo continua a non riconoscere una continuità ufficiale con la Coppa delle Fiere, considerandola solo nelle statistiche dei club.
Visione diversa da quella della FIFA e della FIGC, che invece la collocano tra i trofei di prestigio internazionale.
Una disputa che ancora oggi divide, ma che non cancella quanto avvenne nella primavera del ’61.
1960/61: la Roma di Foni cerca riscatto
La Roma che si presenta ai nastri di partenza della Coppa delle Fiere è una squadra in cerca di riscatto dopo un campionato anonimo.
Alfredo Foni ha a disposizione un gruppo solido, con nomi destinati a rimanere nella storia giallorossa: Cudicini in porta, il capitano Giacomo Losi, De Sisti agli inizi della sua parabola, poi personalità come Schiaffino e soprattutto Pedro Manfredini, il bomber che diventerà il simbolo di quell’avventura europea.
La coppa diventa subito un’occasione da non fallire.
Una nuova vetrina, lontana dai problemi del campionato, nella quale il gruppo può ritrovare entusiasmo, convinzione e una dimensione internazionale fino a quel momento quasi inesplorata.
Ottavi di finale: Belgio amaro, Roma travolgente
Il primo ostacolo è l’Union Saint-Gilloise.
In Belgio la Roma gioca una partita piatta, priva di guizzi, e lo 0-0 finale racconta perfettamente la mancanza di incisività dei giallorossi.
È il ritorno però a rimettere in equilibrio le cose: all’Olimpico la squadra cambia volto e risolve la qualificazione già nel primo tempo, con una prestazione imponente che vede Giuliano, Menichelli e Manfredini firmare il 3-0.
Nella ripresa Lojacono chiude il discorso qualificazione, prima del gol della bandiera belga per il 4-1 finale.
La Roma è ai quarti e inizia a prendere confidenza con il profumo dell’impresa.
Quarti di finale: il triplo duello con il Colonia
Il Colonia rappresenta un avversario molto più ostico.
In Germania, però, i giallorossi sfoderano una prestazione autoritaria, vincendo 2-0 con un Manfredini ancora decisivo e un autogol favorevole.
Al ritorno all’Olimpico, quando tutto sembra semplice, arriva la sorpresa: i tedeschi ribaltano il risultato con un secondo tempo di grande intensità, costringendo la Roma allo spareggio.
La terza sfida, disputata allo stadio Flaminio, diventa una sorta di resa dei conti.
La Roma entra in campo con un’autorità mai vista e travolge gli avversari 4-1, con Manfredini ancora protagonista assoluto.
È una vittoria che non solo porta i giallorossi in semifinale, ma rafforza la percezione di essere davvero entrati tra i protagonisti del torneo.
Semifinali: tra paura, rimonte e leggenda
L’Hibernian è un avversario imprevedibile e lo dimostra già dall’andata in Scozia, una partita vibrante che termina 2-2 dopo continui capovolgimenti di fronte.
Il ritorno all’Olimpico è una serata di pura tensione, forse la più drammatica di tutto il cammino giallorosso.
La Roma va avanti, viene rimontata e poi travolta dallo 1-3 ospite.
Sembra finita, ma la squadra trova una reazione di orgoglio che ribalta il destino: Manfredini e Lojacono firmano il 3-3 che porta al terzo spareggio della competizione.
E stavolta non c’è storia.
Il 27 maggio 1961, davanti a un Olimpico incandescente, la Roma realizza uno dei capolavori più schiaccianti della sua storia europea: 6-0, con quattro gol di Pedro Manfredini, autentico dominatore della serata.
Una vittoria che consegna alla Roma un posto in finale e una consapevolezza nuova: ora il sogno è reale.
Finale: il primo trionfo internazionale
La doppia finale contro il Birmingham si gioca quasi all’alba della nuova stagione.
In Inghilterra la Roma soffre tantissimo, con Cudicini eretto a muro umano in più di un’occasione.
Ma i contropiedi giallorossi fanno malissimo e Manfredini firma una doppietta che illude i capitolini.
Gli inglesi però reagiscono con orgoglio e ristabiliscono la parità per il 2-2 finale.
All’Olimpico, davanti a 50.000 tifosi in fibrillazione, la Roma interpreta la gara con attenzione e sacrificio.
Partita tesa, ruvida, quasi bloccata, fino al 56’, quando un’autorete di Farmers sblocca finalmente il risultato.
Gli inglesi si innervosiscono, il match diventa sempre più spezzettato, ma la Roma resiste e nel finale Pestrin firma il 2-0 che fa esplodere lo stadio.
Il capitano Giacomo Losi può alzare al cielo la Coppa delle Fiere: è la prima coppa internazionale della storia giallorossa.
Roma, una vittoria da riscoprire
La Coppa delle Fiere non è un trofeo qualunque.
È un pezzo di storia, un capitolo fondamentale nel percorso europeo della Roma, a prescindere dal dibattito sulla sua ufficialità.
Una competizione figlia di un’epoca diversa, ma che ha regalato emozioni autentiche e un titolo che la città ha celebrato con orgoglio.
Resta una domanda, ancora oggi, tra i tifosi: la Coppa delle Fiere va considerata a pieno titolo l’antenata della Coppa UEFA oppure un trofeo ormai fuori dal tempo?
La risposta forse non è univoca, ma una cosa è certa: quella Roma del ’61 scrisse una pagina indelebile, la prima vera pagina europea della sua storia.








