Vinta grazie alla caparbia rete di Ferguson, l’amichevole tedesca ha già fornito numerose indicazioni sulla Roma di Gasp.
Che il Kaiserslautern, affrontato, poi, il ventisei di Luglio, non sia di sicuro un avversario molto provante è del tutto indubbio, ma, aldilà del risultato maturato nei novanta minuti di ieri, che avrebbe potuto essere anche molto più largo, la Roma ha iniziato a mostrare le caratteristiche di cui il suo tecnico la sta dotando.
Sebbene, come detto, si stia parlando di calcio d’estate e manchi ancora un mese all’inizio del campionato, che il tecnico spera di affrontare con numerosi altri rinforzi, è innegabile come l’atteggiamento tattico dei giallorossi, rispetto alla scorsa stagione, sia cambiato in maniera drastica.
La partita di ieri sera, dunque, giocatasi in un catino ribollente per il centoventicinquesimo anniversario dello storico club tedesco, nobile decaduto del calcio teutonico, non si deve valutare per il punteggio, figlio di numerose variabili, ma per quanto visto in campo.
In questo senso, la Roma ha avuto l’unico demerito, nei sessanta minuti in cui ha tenuto in campo i titolari, di non risultare molto concreta nella metacampo offensiva, dove, con un po’ più di precisione, avrebbe potuto fare molto più male agli avversari in maglia granata.
Escluso questo aspetto, tuttavia, i romanisti, dopo aver visto la gara di ieri, possono di sicuro essere soddisfatti, se è vero che, se non altro, la propria squadra sta lentamente assimilando i concetti dell’ex tecnico orobico, fra i più rivoluzionari ed efficaci dell’ultimo decennio.
Una nuova Roma
Per la prima amichevole ufficiale, se non si vogliono considerare tali quelle con il Trastevere e l’Unipomezia, Gian Piero Gasperini ha scelto di affidarsi al suo marchio di fabbrica, disponendo la Roma, orfana di Dybala e Dovbyk, tenuti nella Capitale per precauzione, con il suo dogmatico 3-4-2-1.
La squadra, di conseguenza, a livello di interpreti, tolto il centravanti Ferguson, assomigliava molto a quella dello scorso anno: la linea difensiva era la solita, gli esterni erano Angelino e Rensch, i due mediani Koné e Cristante e i due trequartisti Soulé e Pisilli.
Ecco, forse è stato proprio il giovane romano e romanista l’unica nota innovativa dell’undici “gasperiniano”, se è vero che, durante la scorsa stagione, Nicolò si è mosso soprattutto come un mediano, facendo valere più le sue doti di interditore che quelle di incursore o rifinitore.
L’esperimento di ieri, che lo ha visto avanzare la sua posizione di qualche metro, non è andato male, specialmente in fase di pressione, quando, grazie alla maggiore abitudine a svolgere compiti di tipo difensivo, il ragazzo non ha avuto alcuna paura ad aggredire i portatori di palla avversari.
Già, il pressing: la Roma di ieri sera, come ci si aspettava conoscendo il suo nuovo allenatore, ha iniziato fin dal primo momento a marcare gli avversari a uomo, preferendo sempre alzare la linea difensiva e riversare in avanti i suoi interpreti, alla riconquista del pallone.
E’ stato proprio da un episodio del genere che Ferguson, instancabile nell’eseguire la sua asfissiante azione di pressione, ha scippato il pallone dai piedi del portiere tedesco, andando a siglare l’uno a zero, decisivo ai fini dell’inutile risultato.
Insomma, se c’è un aspetto dei giallorossi che si deve elogiare, quello è lo spirito aggressivo messo in campo.
Una tenaglia
Un altro aspetto che è parso evidente osservando la gara di ieri sera, disputata alle ore diciotto del pomeriggio, è stato il grande utilizzo che la Roma ha fatto delle fasce laterali, servitele per chiudere il malcapitato Kaiserslautern nella propria metacampo, rendendolo quasi impossibilitato ad uscirne.
Con delle continue sovrapposizioni, sia da parte degli esterni che, un po’ come Bergomi a Spagna ’82, dei difensori centrali, più volte arrivati a dialogare con i trequartisti in prossimità dell’area avversaria, i giallorossi hanno stretto un’efficacissima tenaglia intorno al proprio avversario.
In questo senso, la costante ricerca dei calciatori sulle fasce ha ricordato molto l’Atalanta degli ultimi anni, che, forte di esterni di gamba e capaci di compiere al meglio la doppia fase, non aveva alcuna paura ad alzarli come delle vere e proprie ali aggiunte, quasi più pericolose dei trequartisti.
Con l’arrivo di Wesley, questo atteggiamento dovrebbe svilupparsi ancora di più, se è vero che il laterale brasiliano non è di certo famoso per essere un grande difensore, ma, al contrario, un calciatore in grado di giocare praticamente in tutte le posizioni defilate rispetto al centro del campo, comprese quelle in attacco.
E’ evidente, dunque, come la Roma si stia lentamente “gasperinizzando”, tentando di costruire una nuova identità di gioco, diversa da quelle messe in mostra negli ultimi anni: la rivoluzione è cominciata, le prime pietre sono state poste.
Foto: instagram AS Roma.