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Raspadori, una punizione liberatoria: quando il silenzio è coraggio

Raspadori, una punizione liberatoria

Con la bella e decisiva rete di oggi, Jack Raspadori si è guadagnato in esclusiva la quinta puntata di “Gimme a man after midnight“.

“Bologna la dotta”, la chiamano da secoli, a ragion veduta considerata la prestigiosa ed antichissima università che vi si trova.

Lo sanno tutti che il capoluogo emiliano è un centro propulsore di storia e cultura, ma i primi ad esserne assolutamente coscienti sono proprio i bolognesi stessi, i quali, quando si muovono per il resto dello Stivale, non mancano mai di esaltare le glorie della loro città.

Dalle logge ai cappelletti, dai grandi artisti al basket: non esiste un abitante dell’antica “Bononia” che non sia estremamente orgoglioso, forse anche troppo, della sua città natale, risultando spesso e volentieri esagerato e fuori luogo, borioso per alcuni.

E’ strano, dunque, trovarsi a parlare con un bolognese e comprendere che la sua dote maggiore, nonostante tutte le qualità di cui dispone, sia l’umiltà, il saper soppesare con cura anche i silenzi, comprendendo come, in molte situazioni, siano di gran lunga migliori di inutili chiacchiere.

Nonostante il sottoscritto ritenga gli stereotipi delle invenzioni abbastanza fini a se stesse e poco veritiere in senso assoluto, è innegabile assumere che Giacomo Raspadori, reduce dalla bella prestazione messa in mostra in quel di Lecce, sia un felsineo abbastanza anomalo, schivo più della media dei suoi concittadini.

E’ grazie a questa sua capacità di restare nell’ombra, di non prendersi sempre i riflettori, di saper sopportare a testa bassa tutte le critiche, che il ragazzo è risultato fondamentale nelle ultime gare del Napoli di Antonio Conte, il quale, con la sua punizione, ha mosso un altro decisivo passo verso il quarto scudetto.

“No, grazie”

Lo deve aver detto parecchie volte il Giacomo quattordicenne quando, magari dopo l’ennesima prestazione sontuosa con la maglia del Sassuolo, gli osservatori delle grandi venivano a cercarlo, chiedendogli di trasferirsi nel loro quartiere generale.

Deve avergli risposto sempre nella maniera enunciata dal titolo, con il garbo e il modo della persona educata, ma ferma, talentuosa, ma umile che ha dimostrato più volte di essere durante tutto il corso della sua carriera.

“Andateci voi a Milano o a Torino, io sto bene qui” deve aver pensato in quei momenti, nei quali la maggior parte dei suoi coetanei non avrebbe resistito alla tentazione di abbracciare le cause delle compagini più blasonate d’Italia, lasciando la propria casa e i propri affetti.

E invece no: un vero grande diventa tale nella propria casa, anche se questa non è ampia o lussuosa abbastanza come quella degli altri. L’invidia, evidentemente, Raspadori doveva già averla lasciata agli altri, insieme alla brama di successo e di fama mediatica immediata.

Ci sarebbe stato tempo e, di sicuro, Jack doveva saperlo, se è vero che, ad appena diciotto anni, Beppe Iachini si era già accorto di lui, convocandolo in prima squadra e permettendogli di conoscere il mondo a cui aveva sempre aspirato.

Per l’esordio in campo, però, il ragazzo di Bentivoglio avrebbe dovuto attendere un altro anno, quando, sotto l’abile guida di Roberto De Zerbi, avrebbe calcato per la prima volta un campo da calcio di Serie A.

L’esplosione

Nel mondo del calcio, una delle qualità migliori è senza dubbio la pazienza, ottima consigliera, in grado di suggerire a chi la possiede le mosse più sagge, evitando che l’istinto, la cui utilità è ondivaga, prenda prepotentemente il sopravvento.

Raspadori, come avrete capito, deve essere uno che conosce bene questa caratteristica, oltre, ovviamente a possederla e, per questo, non si sarà disperato quando, dopo l’esordio, lo spazio riservatogli nella successiva annata non è stato elevatissimo.

Nessun problema, il momento non tarderà ad arrivare: nell’annata 20/21, condotta splendidamente da Roberto De Zerbi, entra prepotentemente nelle rotazioni neroverdi, dando un impatto importantissimo nel finale della stagione.

A partire dalla prima gara con la fascia da capitano indosso, disputata contro la Roma all’inizio di Aprile, inizia un’ascesa imperiosa, che lo porta a segnare cinque reti e a realizzare due assist nelle gare conclusive di quell’annata, la quale lo consacra come uno dei giovani più interessanti del campionato.

La sua storia assomiglia romanticamente ad una favola e, trovandosi a capo di una Nazionale che conosce benissimo quel sapore dolce e ingenuo proprio delle fiabe, Roberto Mancini non può che dargli una chance nella sua rosa per l’Europeo 2021, confidando nel tempismo e nella voracità sottoporta del bolognese.

Raspadori gioca solo pochi minuti contro il Galles, ma è grazie a quegli attimi che potrà dire per il resto della sua vita di essere stato un campione d’Europa, al pari degli altri venticinque eroi di Wembley.

Dall’anonimato al tetto del Vecchio Continente: la carriera di Jack ha subito un’accelerazione spaventosa.

“… davanti al Golfo di Surriento…”

Nella stagione successiva, Jack Raspadori sveste i panni della rivelazione e, con grande sicurezza, inizia a portare quelli della certezza, affermandosi come uno dei centravanti più affidabili dell’intera Serie A, in cui il Sassuolo si salva con tranquillità grazie alle sue dieci reti.

E’ inutile dire, dunque, che le offerte, anche a questo giro, arrivano numerose, non solo dall’Italia, e, sebbene l’enorme affetto verso la squadra che lo aveva cresciuto, Giacomo si vede costretto a lasciare la via Emilia per la città descritta dal poetico verso posto come titolo di questo paragrafo.

Con la maglia azzurra e alla guida di “mastro” Luciano, Raspa diventa l’arma segreta del Napoli campione d’Italia, accettando di buon grado la panchina e facendosi trovare sempre pronto nella situazioni a lui ideali, entrando, alla fine dell’annata, nella storia.

Grazie alla sua rete all’Allianz Stadium, infatti, i partenopei si avvicinano definitivamente alla conquista del terzo tricolore, reso ancora più gustoso dalla vittoria consumata nella casa degli eterni rivali, beffati proprio dalla rete in extremis del ragazzo bolognese, quando il pareggio sembrava ormai inviolabile.

E’ proprio in quel momento di enorme felicità, quando il cielo, oltre che “sempre più blu”, sembrava anche più vicino che mai, che Jack, tuttavia, entra in un tunnel pericoloso, capace, almeno apparentemente, di inghiottirlo voracemente.

La luce in fondo al tunnel

La stagione 2023-24 sarà ricordata, limitatamente per Napoli e i suoi abitanti, come una delle peggiori di sempre, sicuramente una delle più deludenti, se è vero che appena pochi mesi prima gli azzurri avevano ritrovato la soddisfazione della preminenza nazionale.

Anche per Giacomo, di conseguenza, questa è stata un’annata difficile, piena di critiche e pressioni, da cui, molto probabilmente, un altro giocatore, ma soprattutto un altro uomo, sarebbe potuto essere totalmente inghiottito, ritrovandosi incapace di uscirne.

Chi è umile e modesto, però, sa sopportare, sa attraversare anche i momenti più bui e, di conseguenza, sebbene Antonio Conte non lo vedesse troppo centrale nel suo nascente progetto, Raspadori ha saputo aspettare nuovamente in attesa del momento giusto, facendovisi trovare pronto.

Il 29 Dicembre, in una partita uggiosa e bloccata contro il Venezia, eccola arrivare l’occasione propizia: un bel pallone al centro dell’area, il tocco potente e giusto e la rete che si gonfia, a testimoniare il primo gol stagionale del ragazzo italiano.

Da lì in poi, complici alcuni cambi di modulo forzati a causa degli infortuni, Jack ha trovato più spazio, andando a siglare gol belli e, soprattutto, importanti, utili alla classifica del Napoli.

Quella di stasera, dunque, non può che essere solo l’ultima perla della lunga collana costruita pazientemente da Giacomo, lo stesso ragazzo silenzioso e tranquillo di sempre.

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