Pirateria e diritti Tv: rivoluzione in vista per la serie A
La nostra serie A si trova davanti ad un bivio storico. Da un lato deve rilanciare il proprio brand all’estero e dall’altro affrontare problemi economici e strutturali che ne osctacolano la crescita.
Le strade che si vogliono percorrere sono due: lotta alla pirateria in streaming e revisione del modello di vendita dei diritti televisivi. Quindi, la pirateria e i diritti TV sono i nodi cruciali per il futuro del nostro calcio.
Numeri che fanno riflettere
Luigi De Siervo, Ceo della serie A, punta il dito contro lo Streaming illegale. Secondo il Ceo, il danno economico si aggirerebbe sui 300 milioni di euro all’anno.
Questo riduce gli introiti e la conseguenza è che i club non possono investire su giovani e infrastrutture.
Il disegno di legge pensato dal governo potrebbe abolire la no single buyer rule per i diritti televisivi della serie A. Questo per aumentare i ricavi e redistribuire meglio le risorse tra i club.
Con l’abolizione della no single buyer rule si rimuoverebbe il divieto di vendere i diritti della trasmissione delle partite di serie A ad un unico acquirente.
La posta in gioco è molto alta
I diritti televisivi rappresentano buona parte dei ricavi delle squadre di serie A di alto livello. Meno risorse equivale a meno competitività in campo internazionale e, quindi, meno sponsor e giocatori importanti.
Inoltre, la pirateria incide negativamente sulla capacità di innovare gli stadi e le infrastrutture. Poi, si danneggia anche il settore giovanile, indispensabile per contrastare il declino del nostro calcio.
La sfida, quindi, è cercare di rimanere competitivi in campo internazionale attraverso il ranking-UEFA.
Le sfide da affrontare
Per i club, una volta varata la nuova legge, sarà necessario aumentare i ricavi. Per farlo, occorrerà migliorare la qualità degli stadi, dei prodotti e del marketing.
Certo, per combattere la pirateria occorre una sinergia tra tecnologia e cooperazione internazionale. I risultati, comunque, non sarebbero immediati.
Le opportunità che si aprirebbero
Chiaramente, più introiti, più competitività. Il poter acquistare talenti e riuscire ad accontentarli a livello economico sarebbe una possibilità concreta per vincere trofei importanti. Il tutto a vantaggio del calcio italiano.
Per recuperare terreno, occorre investire sui giovani talenti nostrani. Rilanciare e migliorare i vivai anno dopo anno vuol dire più competitività in futuro.
Conclusione
Il tempo delle grandi decisioni è arrivato. L’Italia deve scegliere tra il consolidamento del proprio ruolo calcistico sia interno che internazionale oppure rimandare ancora gli interventi e rischiare l’emarginazione.
I prossimi mesi saranno cruciali. Tifosi, club ed istituzioni devono cooperare all’unisono per rilanciare l’intero movimento calcistico del bel paese. In caso contrario, il nostro calcio non riuscirebbe più a tornare ai livelli di una volta.
Come dice De Siervo: “Una montagna c’è ancora da scalare”. Allora, scaliamola questa montagna e torniamo ad essere i migliori d’Europa.






