Pioli: Viola penultima, zero vittorie e fiducia al minimo: Vanoli già pronto, De Rossi e Motta osservano. Domenica è da brividi
Firenze non riconosce più la sua Fiorentina.
La squadra che a inizio stagione sognava l’Europa, che voleva tornare protagonista, che sbandierava entusiasmo e ambizioni, oggi è una squadra sperduta, fragile, senza certezze e senza vittorie.
E al centro della tempesta c’è lui: Stefano Pioli.
L’uomo della panchina viola è ufficialmente arrivato alla resa dei conti. Domenica contro il Lecce, al Franchi, non si gioca solo una partita: si gioca il futuro. La società veste la corazza della fiducia pubblica, ma negli uffici dirigenziali si respira aria di attesa, di decisioni già preparate, di un piano B pronto a scattare.
Il numero che fa tremare Firenze? 4 punti in 9 giornate.
Nessuna vittoria, quindici gol subiti, appena sette fatti, penultima posizione e peggior avvio della storia viola in Serie A. Non sono statistiche: sono una sentenza.
Pioli: la crisi che nessuno aveva previsto
Due mesi fa nessuno avrebbe immaginato questo scenario. Una rosa rinforzata, tifoseria gonfia di entusiasmo, nuova energia per rilanciare un ciclo. Oggi la realtà è ben diversa: crollo psicologico, blackout tecnico, gioco sparito.
Le sconfitte contro Napoli e Como sono state ferite profonde.
I pari mancati nei finali, le partite consegnate agli avversari, un atteggiamento spesso confusionario. Roma, Milan, Bologna, Inter: gare che dovevano misurare la crescita e invece hanno certificato la caduta.
A Firenze si è passati dalla speranza all’ansia, dal sostegno ai primi fischi.
Il popolo viola è fedele, ma ora vuole risposte. E pretende scosse immediate.
Ultimo appello: Lecce come giudice
Pioli non si arrende. Lo ha detto nello spogliatoio, lo ha ripetuto a Commisso: “Possiamo uscirne, crediamoci”. Ma la fiducia non basta più: servono fatti, serve una vittoria, serve una scossa emotiva e tecnica in 90 minuti che valgono una stagione.
Contro il Lecce sarà ancora Kean la punta di riferimento.
Restano dubbi su Gosens e Gudmundsson, due pedine su cui l’allenatore contava per risalire e che invece non hanno ancora inciso come previsto.
Il Franchi sarà una polveriera emotiva.
Una vittoria e si riparte, almeno per ora. Un risultato diverso, e la storia si chiude.
I nomi per il dopo-Pioli: Vanoli in testa
Dietro le quinte è tutto pronto. Se Firenze dovrà voltare pagina, lo farà in fretta. La lista dei candidati è chiara:
Paolo Vanoli
→ Il nome più caldo, già contattato, profilo forte, moderno, capace di costruire gruppo e identità.
Daniele De Rossi
→ Carisma, grinta, capacità motivazionale. Una scossa emotiva immediata.
Thiago Motta
→ Suggestione e fascino tattico. Ipotesi difficile, ma non depennata.
La dirigenza spera ancora di non dover intervenire, ma le carte sul tavolo ci sono.
Pronte a essere girate.
Novanta minuti per il destino
Domenica non è semplicemente una partita.
È un crocevia, un giudizio, un taglio netto tra ciò che la Fiorentina voleva essere e ciò che è diventata.
Pioli si gioca tutto: panchina, progetto, reputazione, ultima chance.
La squadra si gioca l’identità.
La città si gioca la speranza.
O si risorge, o si cambia.
E Firenze lo sa: quando il Franchi fischia, qualcuno deve pagare.






