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Pio Esposito, la pazienza è la virtù dei forti: andiamoci piano

Pio Esposito, la pazienza prima di tutto.

Entusiasmati dalla bella prestazione offerta contro il River, in molti hanno esaltato il giovane attaccante dell’Inter Pio Esposito.

Da che ho iniziato a seguire il calcio, circa una decina di anni fa, più o meno quando l’Italia giocava il suo ultimo Mondiale, quello del 2014 in Brasile, non ho mai smesso di sentire delle lamentele riguardo alla preoccupante e ormai gravosa penuria di giovani promettenti che il nostro movimento affronta.

Rapportata alle altre, difatti, la nostra Federazione può contare su calciatori molto più anziani rispetto alla media e, al contrario, su poche star già affermate dall’età ancora non troppo avanzata, di cui sono piene, invece, nazionali come la Francia, la Spagna e l’Inghilterra.

Che ci sia qualcosa che non va all’interno del nostro movimento è assolutamente scontato, visto che mancare la massima competizione globale per due volte di fila, rischiando, oggi, un clamoroso tris, non può essere che una prova certa dell’arretratezza dell’Italia a livello calcistico rispetto agli altri paesi.

Chi, però, afferma che da noi non nascono più giovani promettenti, che a mancare sia la qualità, sbaglia in maniera grossolana e superficiale: questo tipo di calciatori esistono ancora, ma non ricevono il giusto spazio per esprimersi o, peggio, rischiano, dopo una buona prestazione, di bruciarsi immediatamente, scottati dal pericolosissimo tam-tam mediatico.

La situazione che ci interessa, in questo caso, è la seconda, se è vero che, a seguito della bella prestazione dell’interista Francesco Pio Esposito contro il River Plate nell’ultima partita del girone del Mondiale per Club, essa è tornata assai attuale.

Chi è Pio Esposito

Terzo di tre fratelli tutti diventati calciatori, il giovane classe 2005 Francesco Pio è solo l’ultimo gioiello che casa Esposito ha saputo sfornare, dopo Sebastiano e Salvatore.

L’ex attaccante dello Spezia, però, rispetto ai due consanguinei, ha sempre dato l’impressione di disporre di qualche qualità in più e il titolo di capocannoniere della scorsa Serie B non essere di certo, in questo senso, solo una semplice coincidenza.

Centravanti forte fisicamente, ma rapido ed abile con la palla tra i piedi, Pio si è dimostrato una punta di grande prospettiva, in grado di mettere in difficoltà i propri marcatori in diverse maniere, come dimostrato anche nelle recenti prestazioni con la maglia dell’Inter.

Quest’ultima gli ha offerto una chance per questo Mondiale per Club, tentando di comprendere se, per la prossima stagione, il suo nome potesse veramente risultare valido per diventare l’attaccante di riserva dei nerazzurri, intenzionati a non mantenere nella propria rosa Taremi e Arnautovic’.

Le buone prove offerte nelle gare disputate negli USA hanno fatto alzare più di un sopracciglio ai dirigenti dell’Inter, ma, soprattutto, all’intera stampa italiana, che lo ha celebrato come il nuovo crack del nostro calcio, mettendogli addosso un’improvvisa ed immeritata pressione.

Calma

Eppure, non dovrebbe essere un concetto così difficile: se si carica di pressione un giovane alla prima esperienza internazionale, mettendolo improvvisamente davanti alla luce di migliaia di riflettori, il rischio che il ragazzo perda il proprio senso d’orientamento è fortissimo e altrettanto pericoloso.

Quanti calciatori italiani hanno vissuto una storia simile? Quanti? Tantissimi e, tornando al discorso del primo paragrafo, in fondo in fondo, non può essere un caso che in Italia giocatori come Pio, molto spesso, vengano soffocati dalle aspettative, trovandosi incapaci di reagire di fronte ad mare di pretese e richieste. E poi ci stupiamo se il nostro movimento non riesce più a produrre calciatori di livello internazionale come una volta…

A Francesco Pio Esposito, in questo momento, non servono le prime pagine dei giornali, non serve il mare di pressione in cui lo si sta costringendo a nuotare fin da subito, tutt’altro.

Ad un ragazzo come lui, che non ha ancora mai disputato una partita in Serie A, serve tanta calma, molta pazienza e, soprattutto, un’infinita tranquillità, in grado di farlo ambientare all’interno di uno spogliatoio importante come quello dell’Inter e, conseguentemente, di permettergli di raggiungere il suo pieno potenziale.

La voracità della stampa nei confronti di questo ragazzo, da un lato, è spiegabile con l’assoluto bisogno che il nostro calcio ha di prospetti del genere, ma, dall’altro, appare come del tutto controproducente e rischiante solo di stroncare sul nascere la carriera di un altro giovane promettente.

Lasciamolo sbagliare, lasciamolo prendersi il suo tempo, lasciamolo esprimersi nella maniera più personale ed intima possibile: solo così potremo sperare di vederlo crescere nel miglior modo.

Foto: facebook Inter.

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