Si chiude nel peggiore dei modi l’avventura di Sergio Conceição sulla panchina del Milan. Ma chi ha fatto peggio tra lui e Fonseca?
L’epilogo dell’avventura di Sergio Conceição sulla panchina del Milan è stato il peggiore possibile. La sconfitta per 3-1 contro la Roma all’Olimpico non solo ha sancito l’addio matematico alle competizioni europee, ma ha anche messo la parola fine al rapporto tra il tecnico portoghese e il club rossonero. Un addio amarissimo, suggellato dall’espulsione dello stesso allenatore nel corso del match: un congedo che sa di disfatta, sportiva e simbolica.
Arrivato a Milanello con grandi aspettative e accolto con entusiasmo dalla tifoseria, forte del successo nella Supercoppa Italiana vinta a Riyad contro l’Inter, Conceição sembrava poter rappresentare una svolta nel nuovo corso del Diavolo. Ma la parabola del tecnico ex Porto si è rapidamente trasformata in disillusione.
Le statistiche e i risultati non lasciano spazio a interpretazioni: il bilancio stagionale di Conceição è impietoso, tanto da aver fatto rimpiangere Paulo Fonseca a più di qualcuno. Un confronto che, almeno all’inizio dell’avventura dell’ex Dragões, sembrava impossibile. E invece, tra prestazioni altalenanti, difficoltà tattiche e una gestione della rosa spesso contestata, Conceição non è riuscito a dare identità né continuità alla squadra.
La domanda ora è lecita: chi ha fallito di più tra i due tecnici portoghesi passati per la panchina del Milan? Se il campo è giudice supremo, la risposta sembra essere inequivocabile.
Milan-Monza per l’orgoglio e per non perdere ulteriormente la faccia
Un San Siro mesto e senza più sogni europei farà da cornice all’ultima e inutile partita di campionato del Milan contro il Monza. In palio non c’è alcun traguardo prestigioso, ma un unico, modesto obiettivo: chiudere almeno tra le prime otto della classifica.
Un piazzamento che, seppur ben lontano dalle ambizioni rossonere, eviterebbe almeno l’umiliazione di dover scendere in campo già prima di Ferragosto per il primo turno della Coppa Italia, una sorte toccata lo scorso anno al Napoli, costretto a debuttare il 10 agosto contro il Modena dopo un deludente decimo posto della stagione precedente.
Finire nono significherebbe anche compromettere parte della programmazione estiva: la tournée in America, considerata strategica dal punto di vista economico dalla proprietà, rischierebbe l’annullamento. Un ulteriore danno d’immagine ed entrate per un club già ferito.
E come se non bastasse, la sfida contro i brianzoli sarà priva di due dei suoi due volti simbolo di questa travagliata stagione: Sergio Conceição e Santi Giménez, entrambi espulsi durante la disfatta dell’Olimpico contro la Roma.
La gestione e i numeri impietosi di Conceição: ecco perché ha fatto meglio Fonseca
Fedelmente al copione – purtroppo sempre più frequente – di molti allenatori moderni, anche Sergio Conceição ha scelto di concludere la propria esperienza al Milan con una strenua autodifesa in conferenza stampa. Dopo la sconfitta contro la Roma, che ha sancito la fine aritmetica dei sogni europei rossoneri, il tecnico portoghese ha voluto rimarcare un dato: “Prima della partita ho avuto la curiosità di vedere i numeri: da quando sono arrivato siamo in zona Champions”.
Un’affermazione che ha lasciato spazio anche a frecciate indirette verso la dirigenza e la squadra, invitati – senza troppi giri di parole – a riflettere sulle proprie responsabilità. Ma la realtà raccontata dai fatti è ben diversa da quella evocata da Conceição: il suo passaggio al Milan resterà come una delle parentesi più brevi e negative della recente storia rossonera.
L’ex Porto non è riuscito a incidere né sotto il profilo tecnico né su quello umano: incapace di ridare fiducia a un gruppo fragile psicologicamente, ha mostrato scarsa empatia con l’ambiente e ha mancato persino gli obiettivi minimi della stagione. Un fallimento reso ancora più evidente se confrontato con quello – già criticato – di Paulo Fonseca.
Se all’ex tecnico erano stati negati alcuni desideri di mercato, Conceição ha avuto carta bianca: dalle cessioni di Morata e Calabria, con cui aveva rotto, all’investimento su Joao Felix, la cui gestione ha rasentato il grottesco, fino all’arrivo in pompa magna di Santi Giménez e al flop clamoroso di Kyle Walker.
Il tutto coronato da un’uscita di scena prematura e imbarazzante in Champions League, contro avversari tutt’altro che irresistibili come Dinamo Zagabria e Feyenoord, e da un continuo scivolare sempre più verso gli ultimi posti della parte sinistra della classifica di Serie A.
Un addio inevitabile: dagli applausi di Riyad alle delusioni coninue
La rottura con il club era già maturata da settimane, precisamente due mesi fa, quando emerse la vicenda del portavoce che avrebbe diffuso alla stampa le accuse mosse da Conceição alla dirigenza. Da quel momento, il destino dell’allenatore era segnato. Ora si attende solo l’ufficialità, che con ogni probabilità arriverà al termine della gara contro il Monza.
Anche un’ipotetica vittoria in Coppa Italia non avrebbe cambiato il corso degli eventi: il disastro sportivo e comunicativo di queste settimane ha reso inevitabile una decisione già scritta. Un finale da incubo per un progetto mai davvero nato.
Era iniziata tra gli applausi, con il sigaro celebrativo a Riyad dopo il trionfo in Supercoppa contro l’Inter, immagine simbolo di un nuovo ciclo. Invece, quel gesto è diventato il boomerang perfetto di una stagione che si è presto trasformata in incubo. Ora, anche l’ultimo atto sa più di condanna che di congedo.