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Mancini, l’ennesima buona stagione: quando ci si accorgerà di lui?

Mancini, quando ci si accorgerà di lui?

Arrivato alla sesta stagione in giallorosso, Gianluca Mancini, nonostante le critiche, si è dimostrato ancora una certezza.

“Bad as I wanna be” risultò essere, per i suoi tempi, una vera e propria rivoluzione copernicana, se è vero che, per la prima volta, un personaggio non solo del mondo dello sport, ma in generale di quello dello showbiz, sceglieva di raccontare tutti i lati più particolari e stravaganti della sua personalità, lasciando tutti di stucco.

Aldilà di questo, però, come si evince anche dal titolo, il messaggio principale che Dennis Rodman, in quegli anni uno dei migliori giocatori dell’intera NBA, che contribuì ad arricchire andando a formare un trio da favola con Jordan e Pippen, voleva far passare era sicuramente l’enorme orgoglio che aveva per il suo modo di vivere.

La gente lo considerava brutto, sporco e cattivo? Non era un suo problema, a lui andava benissimo continuare a percorrere con assoluta indifferenza quella che reputava la strada migliore e che gli avrebbe permesso di dare sfogo a tutte le sue passioni.

Non c’è dubbio, ovviamente, che l’impatto mediatico che il cestista di Dallas ebbe è sicuramente di un’altra galassia rispetto a quello che, nel suo piccolo, sta avendo Gianluca Mancini in questi anni, ma, senza dubbio, il modo di approcciare allo sport di appartenenza di questi due giocatori è assolutamente simile.

Né l’americano che il nativo di Pontedera, infatti, si vergognano di giocare in maniera dura, ricorrendo anche a qualche scorrettezza pur di raggiungere l’obiettivo e, inoltre, condividono anche una certa efficienza nel portare a termine il loro lavoro.

Se Rodman è ancora oggi considerato uno dei migliori rimbalzisti e difensori della storia della NBA, non a caso, il “Mancio” si sta imponendo come uno tra i marcatori più temibili dell’intera Serie A, nonostante qualcuno voglia continuare a non accorgersene.

La stagione di Mancini

L’annata della Roma, come spesso mi sono trovato a sottolineare in questi mesi, ha vissuto un andamento assai ondivago e privo di molte certezze, le quali, con l’arrivo di Ranieri, hanno ricominciato a lentamente a ricomparire, fornendo alla squadra la solidità che le mancava.

Anche nei periodi più complicati di questa stagione, però, sarebbe sbagliato affermare che Gianluca Mancini, spesso in veste di capitano a causa delle assenze di Lorenzo Pellegrini, non abbia comunque fatto valere il suo stato di leader dello spogliatoio, guadagnato nelle ben sei stagioni trascorse nella Capitale.

Il suo impatto, però, non è stato certamente solo emotivo, ma, al contrario, è risultato indubbiamente importante anche sul terreno di gioco, dove, grazie ai continui miglioramenti compiuti da qualche anno a questa parte, il ragazzo toscano è divenuto un centrale affidabilissimo e versatile.

Quest’ultima qualità è sicuramente verificabile mediante l’ottimo rendimento che Mancini ha tenuto sia con un sistema a quattro, sperimentato con Daniele De Rossi, che con una difesa a 3, scelta da Ranieri per garantire una maggiore copertura difensiva.

Il “Mancio” si è sempre fatto trovare pronto, andando a disputare ben trentasette delle trentotto giornate di campionato, saltando la sola gara contro l’Empoli a causa della squalifica commutatagli per somma di ammonizioni.

Anche a livello disciplinare, poi, il ragazzo ha decisamente mostrato a tutti i progressi compiuti nel corso della sua carriera, chiudendo l’annata con soli otto cartellini gialli e zero rossi, utili a confermare come il ventottenne abbia imparato a controllare l’impeto guerriero e combattivo che lo anima.

In vista del prossimo anno, dunque, secondo il parere di chi scrive, non si può non ripartire da lui, sia sotto il profilo tecnico che sotto quello emotivo.

Togliamoci le lenti

Secondo Immanuel Kant, uno dei maggiori filosofi dell’Illuminismo, il nostro modo di conoscere risulta universale poiché tutti disponiamo di categorie preinstallate nella nostra mente, che ci permettono di percepire la realtà secondo le medesime caratteristiche.

A parere suo, dunque, non per forza ciò che noi riusciamo a realizzare deve necessariamente corrispondere alla realtà, ma è innegabile che esso sia uguale per tutti gli esseri umani, i quali, anche volendo, non possono togliersi queste “lenti” che modificano la loro visione.

Nonostante non tutti riguardo a Mancini hanno lo stesso pensiero, è innegabile che nei confronti del difensore della Roma, soprattutto a causa dell’antipatia che da avversario tende a trasmettere, ci sia un credo comune abbastanza negativo, difficile da cambiare.

La maggior parte degli appassionati di calcio, difatti, vedono il calciatore toscano come un picchiatore scorretto e poco tecnico, incapace di poter essere il leader tecnico di un reparto di successo.

Tuttavia, questa affermazione, per il bene di Mancini e, in generale, per quello della Nazionale, la quale, secondo me, avrebbe enormemente bisogno di un marcatore come lui, deve essere necessariamente smentita, se è vero che Gianluca è molto di più.

La difesa della Roma, tra le più solide del torneo, deve la sua forza non solo a N’Dicka e Svilar, ma anche e, forse, soprattutto, al centrale di Pontedera, capace, spesso e volentieri, di annullare i centravanti migliori di tutto il campionato.

Dentro il numero 23 c’è molto di più che pura malizia ed è ora che in giro per l’Italia un sacco di tifosi inizino ad accorgersene.

Foto: facebook AS Roma.

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