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L’estinzione dei numeri 10: la tattica ha ucciso l’estro?

estinzione numeri 10
Foto: Shutterstock

Schiacciato tra i tatticismi, il calcio oggi sceglie l’atletismo e la funzionalità al costo della sua indole talentuosa. È un giusto prezzo?

Rivera, Baggio, Ronaldinho, Totti, Del Piero. Nel calcio mondiale e soprattutto italiano, la maglia numero 10 non è mai stata un semplice numero, ma un’investitura. Per decenni è stata il simbolo di uno status, quello del fantasista, del regista offensivo, di colui che deteneva tra i propri piedi il carisma e la bellezza della propria squadra.

Perché, allora, i numeri 10 sono quasi irreversibilmente in via di estinzione?

L’arte e la scienza

Oggi il ruolo del 10 puro si è degradato ed è sempre più raro all’interno di ogni rosa.

Le evoluzioni tattiche, l’ossessione per il pressing e la necessità di avere undici atleti capaci di coprire grandi porzioni di campo hanno eroso lo spazio vitale per il trequartista classico, quello che “faceva correre il pallone” anziché scattare lui stesso.

Le squadre moderne prediligono esterni rapidi, mezzali che attaccano lo spazio o registi arretrati che costruiscono da lontano. Il 10, se esiste, è spesso costretto a trasformarsi, o in un centrocampista totale (box-to-box) o in un “falso nove” dinamico.

La maglia è rimasta, ma il suo significato è andato perduto, poiché spesso indossata da attaccanti o centrocampisti che non sono in grado di raccoglierne l’eredità storica.

Riflettere sulla sua scomparsa è riflettere su come il calcio sia diventato uno sport meccanico e macchinoso, una scienza e non più un’arte, scialacquando quella poesia e anarchia che i grandi numeri dieci ci avevano portato ad amare.

L’evoluzione ha dunque privilegiato la logica del collettivo e la rigorosa funzionalità sulla sregolata bellezza del singolo.

Non si tratta necessariamente di un peggioramento, ma di un radicale cambio di essenza: il gioco è diventato più intenso, più atletico e, innegabilmente, più equilibrato in campo.

Eppure, ogni qualvolta un allenatore rinuncia a un po’ di quel talento puro in favore di una maggior copertura, il calcio paga un prezzo intangibile.

La domanda, allora, rimane sospesa: vale la pena o stiamo snaturando questo sport?

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