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Josip Ilicic: “Con il Napoli era fatta, poi…”

Foto: Shutterstock

Josip Ilicic, calciatore sloveno passato per Atalanta e Palermo tra le altre, ha concesso un’intervista alla Gazzetta dello Sport.

Josip Ilicic è uno dei calciatori più talentuosi passati in Italia negli ultimi 15 anni.

Le sue qualità si sono viste nelle avventure al Palermo, alla Fiorentina e soprattutto all’Atalanta, dove ha vissuto i momenti migliori dal punto di vista calcistico ma quelli peggiori dal punto di vista personale.

Probabilmente senza quelle varie vicende extra-campo staremmo parlando di un calciatore ancora più forte rispetto al campione ammirato nel decennio (e qualcosa di più) in Italia.

La sua parentesi più importante, come già anticipato, è quella all’Atalanta di Gasperini in cui ha collezionato 60 reti e 44 assist in 173 presenze.

Inoltre Ilicic è il terzo marcatore della storia della Slovenia con 17 reti.

Lo sloveno ha concesso una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport, ecco i punti salienti.

L’arrivo in Italia e le varie tappe della sua carriera

Sul ritiro:

“Ci ho pensato, ma conosco il direttore e il presidente da 25 anni e quando mi hanno chiesto di dargli una mano ho accettato subito.

Finché sto bene fisicamente me la voglio godere.

“Chiuderò in Slovenia, mi ha dato il pane.

Mio padre è morto quando avevo un anno e mezzo e sono cresciuto con mio fratello e mia madre, che mi ha insegnato a lottare.

L’arrivo al Palermo:

“Il d.s. del Maribor mi chiamò in ufficio dopo la gara d’andata in Slovenia.

‘Mi disse che mi avevano venduto ma non poteva dirmi dove.

Mi diede il contratto da firmare due giorni prima del ritorno e c’era lo stemma del Palermo; ‘E se faccio gol?’.

Alla fine, segnai e non esultai”.

“Zamparini era innamorato del mio calcio, come di quello di Pastore, di Miccoli, di giocatori che hanno sempre mostrato qualcosa di diverso e dunque mi proteggeva.

Quando le cose non andavano bene mi invitava a casa, mi mandava a prendere con un aereo privato e mi diceva che aveva trovato l’allenatore giusto per me.

Tempo un mese e l’aveva già mandato via.

Con quella squadra avremmo potuto fare molto di più”.

Gli anni alla Fiorentina:

“Sono stati complessi, mi dispiace dirlo, ma coi fiorentini ho chiuso.

Mi hanno sempre criticato facendo leva su quanto fossi stato pagato, ma in quattro anni sono stato due volte il miglior marcatore e il miglior assistman.

Siamo arrivati quarti e non bastava, abbiamo fatto una semifinale di Europa League e non bastava.

Anche lì resta il rimpianto di aver perso una finale di coppa.

Detto questo, ho ancora casa a Firenze, città top.”.

Sull’Atalanta:

“Avevo chiuso con la Sampdoria, ma il giorno prima delle visite mi telefonò Gasperini. ‘Vieni a giocare per me?’, chiese. ‘Mister, vado a Genova, non posso’, ‘Ti chiamerà Sartori, tranquillo’.

Quando gli dissi quanto avrei guadagnato lui mi rispose ‘e quindi? Che problema c’è?’.

Lì ho scoperto cosa significa fare un ritiro con Gasperini.

Tra un allenamento e l’altro non riesci a dormire: le gambe pulsano, sei stanco, ti viene da vomitare, ma ti entra nella testa come nessuno. Se superi il test di ritiro, ovvero tre settimane da doppie sedute e corse nei boschi, allora capisci.

Noi duravamo 90’, gli altri al 60’ erano cotti.

Ogni tanto con Gasp c’erano discussioni, ma quando uno si ama litiga”.

Io, il Papu, Muriel, Pasalic e gli altri; avremmo potuto giocare a occhi chiusi e avremmo comunque fatto gol.

Eravamo forti, magici: due gol ad Anfield, cinque al Milan, cinque al Parma.

A quel gruppo è mancato un trofeo.

Abbiamo disputato due finali di Coppa Italia, ma quella del 2019 è come se non l’avessi giocata.

 “Non ho mai visto Percassi così incazzato.

Era rigore ed espulsione (per Bastos).

Ho perso 4 finali, ma quella resta la peggiore”.

Sul poker a Valencia:

“In molti mi dicono: ‘Ma se non fosse successo ciò che è successo, dove saresti arrivato?’.

Non lo so, ma saremmo arrivati in finale di Champions.

Ero in uno stato di forma mai visto e non avevamo paura di nessuno.

L’Atalanta, a Valencia, ha cambiato la storia del calcio.

E nel frattempo il mondo iniziava a fermarsi”..

Sulla malattia:

“Non sapevo se sarei tornato a giocare, e quando sei chiuso in casa allora inizi a pensare.

Sono stato 42 giorni a Bergamo senza la mia famiglia.

Ho sofferto; i soldi, i contratti, non mi importava più di nulla: non stavo bene, e le voci su mia moglie mi addoloravano.

Il presunto tradimento nei miei confronti? Nulla di più falso

Misero in giro quella voce perché ero al top, e di me non si sapeva nulla.

In Slovenia era come se il covid non ci fosse, mentre a Bergamo sfilavano le bare nei camion: un’immagine tremenda.

Io tra l’altro qualche anno prima avevo vissuto il dramma di Astori, con cui giocai anni alla Fiorentina: mi ha segnato”.

Sul rapporto con Gasperini:

Nel 2018 fui ricoverato in ospedale per un’infezione, avevo paura di non svegliarmi.

Lui dopo una settimana mi disse di giocare anche se non stavo in piedi.

Lo fece anche a Valencia e Dopo il terzo gol chiesi il cambio, lui mi ignorò e segnai il quarto.

Mi ha spinto oltre i limiti che pensavo di avere”.

Josip Ilicic: “Con il Napoli era fatta, poi…”

Sulle squadre che l’hanno cercato nel corso degli anni:

“Col Napoli era fatta, parlai con Ancelotti, poi Percassi bloccò tutto.

Mi chiamarono anche Milan e Bologna, con il povero Mihajlovic.

Ma non piango: meglio da protagonista a Bergamo che uno dei tanti in una cosiddetta big”.

Sull’addio all’Atalanta:

“Colpa dei tendini; il saliscendi col peso fu terribile.

Nel 2022 Monchi mi chiamò a Siviglia per due anni e mezzo di contratto, ma gli dissi che non ce la facevo più a reggere certi ritmi.

Alla fine, sono tornato a Maribor”.

Sul saluto dei tifosi atalantini:

“Quando sono andato a vedere Atalanta-Real Madrid, nel 2024 pensavo che la gente si fosse dimenticata, e invece i tifosi cantavano.

Me lo disse anche Modric. ‘Non giocavi, ma lo stadio era tutto per te’.

Con quel gruppo ci sentiamo ancora, anche se siamo sparsi per il mondo.

Sono felice di aver visto l’Atalanta vincere l’Europa League del 2024.

Quando avrò più tempo mi farebbe piacere rivedere tutti”.

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