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Inter, Mkhitaryan: “Daremo tutto per riprenderci il tricolore”

Inter, le parole di Mkhitaryan
Foto: Shutterstock

Henrikh Mkhitaryan, centrocampista dell’Inter, ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport, ecco le sue parole.

Passano le stagioni, cambiano gli allenatori, ma Henrikh Mkhitaryan resta sempre un uomo importante nell’universo Inter, seppur giochi un po’ di meno.

Il centrocampista è stato uno dei perni dell’Inter di Inzaghi con cui ha raggiunto due finali di Champions, giocando sempre (o quasi).

L’armeno, che compirà 37 anni nel Gennaio prossimo, si è raccontato alla Gazzetta dello Sport, ecco le sue parole.

Il centrocampista nerazzurro ha iniziato l’intervista così:

“So che non sto giocando con la vecchia continuità, ma capisco anche che, a quasi 37 anni, sia normale inserire giovani che sono il futuro del club.”

Su Sucic:

Per lui sono solo felice: è forte, ha qualità e personalità e farà le fortune dell’Inter nei prossimi anni. 

È serio come me, si applica e ama imparare, anche le lingue: sa che parlare italiano lo aiuterà ancora di più.

Deve ancora crescere tatticamente, ma ha solo 21 anni.”. 

Mkhitaryan: “Chivu? Gli allenamenti con lui sono intensi”

Sul cambio di allenatore e su come si volta pagina:

“Se vuoi vincere, devi adattarti in fretta, accettare le scelte e le trasformazioni, non lamentarti, altrimenti finisci per distruggere l’equilibrio di squadra.

“Il lavoro che facciamo con Chivu è diverso da quello con Inzaghi.

A livello tattico è un gioco un po’ più verticale, cerchiamo di finalizzare l’azione il prima possibile, con maggiore aggressività.

Mi piace molto la sua cura di ogni dettaglio: è molto meticoloso, dote dei grandi tecnici.

Gli allenamenti con lui sono intensi e particolarmente divertenti.

Ti tengono sempre concentrato, una sensazione che ti aiuta in campo.

In generale, Chivu è stato bravo a farci voltare pagina mentalmente dopo la fine della stagione scorsa: il passato non si cambia, ma il futuro si può scrivere”. 

Su Pio Esposito e Bonny:

“Ho già detto loro in privato di essere più egoisti.

Devono aiutare la squadra, come già fanno, ma alla fine si conteranno solo le loro reti.

Hanno già un grande presente, ma il futuro sarà ancora più grande, anche perché sanno comportarsi ovunque”. 

“Su Pio c’è troppa pressione, e non mi piace.

È un ragazzo di 20 anni con grande potenziale, ma gli serve il giusto tempo.

Ognuno deve fare il proprio percorso, con calma, e vedrete che presto l’Italia si godrà questo tesoro”.

Sui problemi della nuova generazione: 

“Se guardi il cielo di notte, vedi tante stelle ma se ti concentri su una sola, non vedi più le altre, questo accade con il telefono.

Per questo a me non piace che si usi troppo in spogliatoio o in palestra.

Anche questo influisce sulla prestazione: poi in campo abbassi la testa, guardi solo il pallone e non vedi i compagni.

Questa è una malattia per tanti ragazzi, va molto oltre il calcio”. 

Su Modric: 

“Modric è un esempio per chi ama questo gioco e crede nel calcio.

Ha fatto una carriera straordinaria e dimostra che con la mentalità giusta si può durare tantissimo, io penso che ne abbia ancora per tre-quattro anni.

Spinge ad andare avanti anche me: io voglio giocare a pallone il più a lungo possibile.

Tutto a una condizione: che io sia capace di dare ancora qualcosa alla squadra.

Quando sentirò che non ho più la stessa forza, arrivederci a tutti e grazie”. 

Inter, Mkhitaryan: “Daremo tutto per riprenderci il tricolore”

Sugli obiettivi 

“Tutti vogliono e possono vincere lo scudetto.

Il Napoli lo ha vinto l’anno scorso, ma non possiamo negare di essere tra i favoriti pure noi.

Non sarà facile, ma daremo tutto per riprenderci il tricolore. 

“Bisogna pensare positivo, lavorare di più e migliorarsi.

Ad esempio, nessuno deve credere in partenza che non avremo più la possibilità di giocarci una finale di Champions.

Al contrario, devi volerci riprovare, avere più fame”. 

Sul fatto di essere sottovalutato:

“Ognuno ha le proprie preferenze e io gioco solo per divertirmi, per amore del calcio, della vita e anche di me stesso.

Se io sono soddisfatto mi basta e pazienza se gli altri non mi inseriscono nei primi dieci o nei primi cento.

Se fossi stato scarso, non avrei giocato nei club dove sono stato”.

Sugli “Ingiocabili”:

“Abbiamo perso punti perché, inconsciamente, pensavamo forse che ce l’avremmo fatta comunque.

Resto dell’idea che, se ci alleniamo bene e ci sacrifichiamo, allora per l’Inter tutto diventa davvero possibile.

Non è arroganza, ma voglia”.

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