Negli ultimi anni il Marocco è stato protagonista di una rinascita calcistica grazie a un lungimirante investimento sulle nuove generazioni.
Dopo lo storico quarto posto ottenuto al Mondiale 2022 tenutosi in Qatar, il Marocco sta ottenendo una serie di successi straordinari.
Ad esempio, la selezione U20, grazie a un progetto efficiente e oculato, si è aggiudicata lunedì 20 ottobre la Coppa del Mondo contro l’Argentina U20.
Cerchiamo di capire come abbia fatto una nazionale con solamente 6 partecipazioni alla più importante manifestazione calcistica a raggiungere questi traguardi.
s
La rivoluzione calcistica del Marocco
Tra gli inizi del nuovo millennio e il 2015 il movimento calcistico marocchino viveva una situazione di forte crisi: 0 partecipazioni ai Mondiali e risultati discreti nella Coppa d’Africa (fatta eccezione per un secondo posto nel 2004).
Da quel momento qualcosa è cambiato da un punto di vista progettuale: nuove infrastrutture, rivalutazione del settore giovanile, partnership, costruzioni di impianti validi e una ricerca di dati da analizzare per migliorare le condizioni atletiche e tattiche della nazionale.
Inaugurato nel 2019, un grande contributo è stato fornito da un centro nazionale d’elite: il Mohammed VI Football Complex.
Esso dispone di centri medici all’avanguardia, campi da gioco adatti ad ogni tipo di esigenza, una piscina olimpionica e hotel per i ritiri delle nazionali.
Ad oggi è uno dei poli sportivi più importanti, innovativi e moderni di tutta l’Africa.
Inoltre, negli ultimi anni, complice la futura organizzazione del Mondiale 2030, la federazione calcistica marocchina ha investito massicciamente in impianti ambiziosi: 20 stadi internazionali e 200 campi sintetici.
Nell’ultimo periodo la Academy ha formato numerosi calciatori che si stanno contraddistinguendo nel panorama calcistico: En-Nesyri, Aguerd, Ounahi e molti altri.
I nuovi giovani crescono con un’identità forte e una continuità tecnica grazie a una serie di riforme che hanno portato alla creazione del National Football Training Found.
Quest’ultimo ha il compito fondamentale di professionalizzare i settori giovanili fino alla U19 e strutturare i campionati.
s
Il successo in patria e la risonanza mediatica internazionale
Questa articolata riforma ha portato una serie numerosa di benefici alle squadre del campionato nazionale marocchino.
Ad esempio, sempre più club di questo paese occupano una posizione dominante nel continente africano: il Wydad Casablanca (nella CAF Champions League) e la RS Berkane (nella Confederation Cup).
Le rappresentative nazionali hanno concretizzato gli sforzi e gli investimenti effettuati con lungimiranza e precisione negli ultimi anni.
Infatti, nel 2022 i Leoni dell’Atlante hanno raggiunto le semifinali dei Mondiali 2022, mentre l’anno successivo la U23 ha conquistato l’oro ai Giochi Africani.
Nel 2024 il Marocco si è aggiudicato il bronzo alle Olimpiadi di Parigi e la U20 ha alzato orgogliosamente al cielo il trofeo del Mondiali 2025.
Infine, anche la rappresentativa femminile ha riscosso alcuni successi notevoli: finalista nella AFCON 2022 e qualificazione al Mondiale 2023.
s
La preparazione atletica
L’Academy Mohammed VI presenta laboratori di medicina sportiva e di nutrizione già dalle categorie giovanili e strutture avanzate per il recupero post-allenamento.
Inoltre, ha avviato un diploma universitario in Patologie e Scienze del Calcio per aumentare il livello delle conoscenze a livello locale.
Infine, la FRMF, dopo il trionfo in Qatar, ha intensificato lo studio dei parametri fisici e tattici, ha fatto disporre per ogni club un centro allenamento formativo attrezzato e ha creato una rete interconnessa di 13 accademie collegata al centro nazionale per garantire un‘uniformità strategica.
s
Perché l’Italia dovrebbe prendere esempio dal Marocco?
Con le dovute proporzioni, si può affermare con assoluta certezza che il movimento calcistico italiano è in crisi come minimo dal 2014.
A differenza del Marocco, la FIGC non è riuscita ugualmente a strutturare un progetto solido, valido e visionario, affrontando inerzialmente la tragica situazione.
I settori giovanili non hanno conosciuto rivoluzioni o valorizzazioni (fatta eccezione per l’introduzione delle seconde squadre, seppur con un metodo molto confusionario).
Le infrastrutture non sono state ritoccate, potenziate o restaurate: inadempienza gravissima soprattutto in vista dei futuri Europei 2032 da ospitare insieme alla Turchia.
Infatti, gli stadi attualmente utilizzati nella massima serie sono stati per la maggior parte scartati e considerati inadeguati per la futura competizione, salvo qualche eccezione.
Se il Marocco ha sfruttato il futuro Mondiale 2030 e l’involuzione calcistica passata a suo favore, l’Italia non ha dimostrato di essere in grado a compiere una riforma di tale portata.
Non bastano i vari Silvio Baldini e nemmeno alcuni allenatori visionari a ricomporre i pezzi lacerati del puzzle.
Le istituzioni competenti si sono dimostrate incapaci di offrire un progetto articolato basato sulla valorizzazione del talento e l’etica del lavoro.
Di conseguenza, in un paese dove si ha ancora timore a osare e dove ci si aspetta un cambiamento dall’oggi al domani, quando dovrebbe avvenire gradualmente con lungimiranza, forse ancora non ci sono tempi maturi per una vera e propria rivoluzione.