Doppio passaporto, ma nessuna partita a livello nazionale: un’Azzecca-Garbugli sarebbe stato chiamato a districare il paradosso Svilar
Mile Svilar, nella stagione 24/25, è stato premiato come Miglior Portiere della Serie A.
Comprese le coppe, sono 51 le partite disputate e 19 le occasioni in cui ha blindato la porta, grazie anche alle più di 120 parate decisive e all’80% di efficacia negli interventi.
Questi numeri, insieme alla sua leadership e alla sua tempra, lo hanno reso uno dei portieri, oggi lo si può dire, più affidabili al mondo.
Nonostante ciò, in ogni pausa nazionali il ragazzo rimane a Trigoria, non prendendo parte ad alcuna selezione.
Ma qual è il motivo profondo dietro questa vicenda apparentemente inspiegabile e come quest’ultima potrebbe rivoluzionare il calcio?
Gli antefatti
Mile Svilar, classe 1999, nasce ad Anversa, in Belgio.
Figlio d’arte, anche il padre Rakto Svilar è stato un portiere di livello, ma di nazionalità serba.
Mile fa tutta la trafila delle giovanili col Belgio, militando nella stessa nazione anche con le squadre di club, prima Beerschot e poi Anderlecht.
Nel 2017, all’età di 18 anni, il trasferimento in Portogallo al Benfica: Svilar diventa il più giovane portiere a esordire in Champions League.
Questa è anche la stagione del suo famoso infortunio in Benfica-CSKA Mosca, quando sbadatamente portò con sé in porta il pallone dopo un intercetto.
Si riprenderà presto da quel momento negativo, mettendosi in mostra e diventando uno dei migliori emergenti del calcio europeo.
La Serbia lo nota e, visto il sovraffollamento nella porta del Belgio presidiata da Courtois e vista la parentela favorevole, fa un tentativo.
Dragan Stojković lo convoca in vista di un’amichevole e il ragazzo accetta, desideroso di mettersi in mostra e convinto che, essendo un match non ufficiale, ciò non gli precluderà altre scelte in futuro.
Ecco allora che il 1º settembre 2021 Mile, compiuti i 22 anni, scende in campo in Serbia-Qatar.
L’inghippo
Dopo questa apparizione Svilar prenderà altre scelte: avendo come obbiettivo finale la titolarità nel Belgio, dove l’ombra pesante di Courtois veniva meno, inizia a rifiutare le convocazioni della Serbia, in attesa della chiamata belga.
Nel frattanto il portiere arriva in sordina alla Roma: l’attenzione intorno al calciatore è scemata e nella capitale si limita a guardare Rui Patricio dalla panchina.
Poi arriva Daniele De Rossi che gli da fiducia e lo mette in campo: Svilar esplode e con lui anche il caso sulla propria nazionale.
Nel giugno 2024 l’allenatore della Serbia Stojkovic parlava in questi termini:
Come detto, Mile vuole solo il Belgio: ma allora perché non viene convocato dai fiamminghi?
Una risposta, non del tutto esaustiva, la fornisce comunque l’allenatore della selezione nazionale Domenico Tedesco nel corso del 2024, quando ha dichiarato a più riprese: “Non può giocare con noi”.
La motivazione è burocratica e risiede negli articoli 8 e 9 del Regolamento FIFA sull’eleggibilità delle Nazionali.
Secondo l’ Articolo 8, infatti, a un calciatore è concesso disputare tre match con una casacca e poi cambiarla, purché queste non siano gare ufficiali.
Svilar con la Serbia ha giocato un’amichevole, ma qui interviene l’Articolo 9 che sancisce come un calciatore possa richiedere il trasferimento entro il 21esimo anno di età.
Il 1º settembre 2021, data di Serbia-Qatar, Mile aveva compiuto 22 anni da 5 giorni. Ecco, allora, spiegato l’inghippo.
Le novità
Recentemente si è tornato a parlare di questa situazione poiché un’equipe di legali starebbe studiando il caso nel tentativo di trovare una soluzione, considerando anche i recenti aggiustamenti alle normative FIFA che potrebbero consentire un cambio di nazionalità calcistica più fluido in determinate circostanze.
La vicenda di Svilar, qualora si giungesse a un lieto fine, potrebbe fare giurisprudenza e costituire un precedente che farebbe da apripista a una maggiore libertà circa i cambi di casacca per le rappresentative nazionali.