La Fiorentina sta vivendo uno dei momenti più drammatici della sua storia recente, con la sconfitta in casa contro il Verona che segna il punto più basso della crisi viola.

La squadra ora allenata da Paolo Vanoli ha collezionato solo 6 punti in 14 giornate, un ruolino di marcia da retrocessione diretta inevitabile.

In queste settimane si sono avvicendati muovi moduli, allenatori e dirigenti, ma la musica sembra non essere cambiata, con lo spauracchio della Serie B che ora aleggia più che mai sul Viola Park

I motivi di questa annata fallimentare sono molti e riguardano anche le stagioni precedenti, per questo ecco in questo articolo i motivi del disastro della Fiorentina.

Da Italiano a Pioli, quando la dirigenza non premia l’allenatore

Uno dei temi da affrontare è sicuramente il susseguirsi di vari allenatori che nella storia recente hanno occupato la posizione di tecnico della Fiorentina.

Il trittico di nomi riguarda perlopiù Italiano, Palladino E Stefano Pioli, tre tecnici con tre esperienze differenti in maglia viola.

Partendo proprio da Vincenzo italiano, a lui va dato il merito di aver aperto un ciclo che ha riportato La Fiorentina a lottare in campo europeo, con tre finali in due anni ma senza alcun tipo di vittoria.

L’addio è arrivato proprio per dare alla squadra una nuova guida capace di vincere, non dando la possibilità al’ ormai tecnico del Bologna di ricevere il giusto supporto in sede di calciomercato.

Dall’addio di Dusan Vlahovic infatti, italiano ha sempre richiesto un grande centravanti di spessore, ma la dirigenza per anni ha offerto nomi low cost o da rivitalizzare.

L’acquisto è arrivato solo con l’arrivo di un nuovo tecnico sulla panchina della Fiorentina, ovvero Raffaele Palladino, allora che con acquisti importanti come Kean e De Gea è riuscito a creare una squadra capace di lottare per le zone alte della Serie A.

Ma nel momento nel quale bisognava spingere, ovvero gennaio 2025, il massimo dirigente viola Daniele Pradè si presenta con Nicolò Zaniolo e pochissimo altro, con la squadra che in sei mesi esce dalla conference e si qualifica per la medesima competizione grazie alla sconfitta della Lazio contro il Lecce.

In questi mesi ci sono stati dei forti attriti tra il dirigente è l’allenatore, tanto che a fine anno Palladino si dimetterà ufficialmente dalla Fiorentina.

Ne consegue quindi l’ultimo nome della lista, ovvero Stefano Pioli, che ha da sempre privilegiato una squadra con esterni rapidi e veloci, ma che ha dovuto reinventarsi in un 3-5-2 senz’anima, venendo esonerato dopo poche giornate in una situazione catastrofica.

Le colpe della dirigenza e della proprietà per la crisi della Fiorentina

Come già sottolineato in precedenza infatti, Daniele Pradè è stato per anni l’uomo di riferimento del presidente Commisso dopo la prematura scomparsa di Barone, in quanto si è occupato in piena autonomia della gestione sportiva del club.

Il dirigente però più volte non è riuscito a soddisfare le esigenze dei vari tecnici, creando dunque squadra senz’anima e soprattutto male assemblata, con l’ultimo posto in classifica che certifica questo dato.

Ad oggi però, con le dimissioni di Pradè e la nomina di Ferrari come massimo dirigente viola, la situazione non è cambiata, con un calciomercato che dovrà necessariamente regalare dei calciatori adatti a lottare per la salvezza.

Eliminando i vari problemi dello spogliatoio, come in occasione del rigore contro il Sassuolo calciato da Mandragora, sembra ovvio che la squadra aveva bisogno di una forte rivoluzione nel mercato invernale, con la ricerca di una salvezza che ad oggi sembra quanto mai improbabile.