Nel corso di una lunga intervista rilasciata al Corriere dello Sport, Cesc Fabregas ha parlato di passato e futuro: ecco le sue parole
Se c’è una squadra che in Serie A, quest’anno, ha stupito più delle altre per il suo modo di non snaturarsi mai e di cercare sempre un calcio propositivo, questa non può che essere il Como di Cesc Fabregas.
Dopo aver raggiunto la salvezza aritmetica, il tecnico spagnolo si è raccontato in una lunga intervista a Il Corriere dello Sport, ripercorrendo i suoi esordi in panchina e il cammino che lo attende ancora nel panorama calcistico.
Dai grandi ispiratori come Wenger, Guardiola e Mourinho fino alle prospettive future: ecco le dichiarazioni di uno dei tecnici emergenti più promettenti del calcio europeo.
Dall’arrivo al Como al futuro: le rivelazioni di Fabregas
“Sono giovane e credo di sapere come gira”. Così Cesc Fabregas, ai microfoni del Corriere dello Sport, ha iniziato a raccontare cosa vuol dire per lui essere un allenatore. “Quando Mourinho scherzava con noi ripeteva ‘non mi frega niente dei momenti brutti, visto che mi mancano trent’anni da allenatore’, ci faceva capire che è un lavoro molto usurante“.
“Guardiola – ha proseguito – si è fermato un anno, e Mourinho una volta sei mesi. Negli ultimi tempi questo mestiere è cambiato e ogni tanto è necessario ricaricare le batterie. Oggi l’allenatore è tutto. È praticamente il CEO della società senza esserlo, ci mette la faccia quando si perde, quando si vince e quando bisogna fornire delle spiegazioni”.
Il giudizio su Guardiola e Mourinho e l’affetto per Wenger
“Mourinho e Guardiola diversi? Ma diversi in cosa? Sul campo forse, ma fuori sono malati di vittoria, hanno una incredibile mentalità vincente e una notevole capacità di trasferirla alla squadra” ha raccontato l’allenatore spagnolo.
Poi, un passaggio su Wenger, il mister che più di tutti lo ha colpito e lo sta aiutando nella sua seconda vita nel mondo del calcio: “Arsène è il migliore che ho avuto. Soprattutto ora, in questo mio inizio da allenatore, è una figura importante e presentissima. Mi ha scritto anche ieri, mi scrive sempre dopo ogni partita. Ci sono cose sue che mi porto dentro da allora. Come gestiva i giovani e come era moderno nel linguaggio, parlava con tutti, si soffermava a lungo dopo l’allenamento, teneva in grande considerazione anche l’ultimo del gruppo. Aveva sempre tutto sotto controllo e una straordinaria credibilità. Era veramente avanti, un formidabile anticipatore”.
A chi si ispira maggiormente Fabregas?
Ma qual è l’allenatore a cui Cesc Fabregas guarda di più quando è in cerca di ispirazione? A questa domanda ha risposto così: “Guardiola su tutti. Lavorava tanto sulla tattica, ti mostrava sempre cose diverse, altri sviluppavano maggiormente l’aspetto della gestione. Poi, certo, in campo andavano giocatori in grado di esaltare le sue idee come Xavi, Iniesta, Puyol e Messi”.
Le rivelazioni di Fabregas sul futuro
Ma quale sarà il suo futuro da allenatore? Rimarrà ancora al Como o è giunto il momento del grande salto? “Non lo so, niente è ancora deciso. Ho bisogno di una breve sosta a fine campionato, di un attimo di respiro prima di sedermi al tavolo con il Como… Mi ritengo molto fortunato perché qui la gestione del quotidiano è uguale tanto che si vinca quanto che si perda. Pretendo molto, è vero, perché una cosa che Conte mi ha insegnato e ha ripetuto giorni fa è l’essenza del nostro lavoro. Il fondoschiena sempre a rischio è solo quello dell’allenatore, è una questione di aspettative interne ed esterne”.
“Devo capire dove vogliamo andare – ha concluso –. Ma sì, la priorità è il Como. È normale che qualcuno si sia fatto vivo. Ci sono squadre che stanno cercando l’allenatore o il giocatore. Chiamano e ci sta. È così, non dobbiamo dire bugie alla gente. Capita ovunque. Pensi che Simeone in tutti questi anni non l’abbia chiamato nessuno? Eppure è ancora all’Atletico. Esiste un timing per tutte le cose”.