La FIGC mette nero su bianco l’esclusione delle Rondinelle
Un colpo durissimo ha scosso il panorama calcistico nazionale questa mattina: la FIGC ha ufficialmente escluso il Brescia Calcio S.p.A. dal campionato di Serie C 2025/2026, negando al contempo la licenza nazionale per la stagione. Una decisione che, di fatto, spazza via oltre un secolo di storia, segnando un momento drammatico per il club lombardo.
Il comunicato della Federazione è stato chiaro: «Si prende atto della mancata concessione della Licenza Nazionale 2025/2026 alla società Brescia Calcio S.p.A., con la conseguente non ammissione al prossimo campionato di Serie C».
Il provvedimento verrà sottoposto alla ratifica nella prossima riunione del Consiglio Federale, ma il messaggio è già inequivocabil
Un tracollo annunciato: tra stadio e licenziamenti
L’esclusione dalla Serie C è soltanto l’ultimo atto di una crisi che ha travolto il club sotto ogni aspetto. Nei giorni scorsi, il Comune di Brescia ha revocato la concessione dello stadio Rigamonti, che sarebbe dovuta durare fino al 2028. L’amministrazione si prepara ora a pubblicare una nuova manifestazione d’interesse per la gestione dell’impianto di Mompiano, segnando la rottura definitiva con la società di Massimo Cellino.
Tuttavia, la situazione si rivela ancora più drammatica sul piano umano: hanno smantellato la storica sede di via Solferino e hanno licenziato in blocco tutto lo staff, compresi i giocatori. Un gesto estremo che colpisce non solo il club, ma l’intera comunità sportiva bresciana, lasciando senza lavoro decine di persone.
Ultima spiaggia: il ricorso
A Massimo Cellino restano ora 48 ore per decidere se ricorrere contro la decisione della FIGC. Ma anche un eventuale appello non cancellerebbe la gravità del momento: il verdetto rappresenta un punto di non ritorno, mettendo in discussione l’esistenza stessa del Brescia Calcio. La città, da sempre legata ai suoi colori biancazzurri, si trova ora a fare i conti con una profonda ferita sportiva e identitaria.
Foto: Facebook, @Brescia