Edoardo Bove si è raccontato al Corriere dello Sport rivelando particolari su questi mesi difficili e sul futuro: le sue parole

Sono passati 10 mesi da quel 1° dicembre 2024, giorno nel quale la carriera di Bove ha subito una battuta d’arresto improvvisa e inattesa.

Quel malore accusato nel corso della partita Fiorentina-Inter, che ha lasciato tutta Italia con il fiato sospeso, lo ha, infatti, costretto a fermarsi proprio nel momento migliore della sua carriera, con ancora diversi anni davanti per migliorarsi e diventare un top nel suo ruolo.

Edoardo, però, questa la voglia di tornare a giocare ancora non l’ha persa: ecco le sue rivelazioni al Corriere dello Sport.

Bove: “Sto tornando a giocare, ma serve cautela”

Tornato nella Capitale dopo il prestito alla Fiorentina, il centrocampista si è raccontato al Corriere dello Sport: “Non riesco a star fermo, devo muovermi, gioco a padel, ho la palestra in casa” ha rivelato.

“Il prossimo passo è il ritorno in campo – ha continuato a raccontare –. Bisogna fissare il come, il dove e quando. Le visite saranno state una decina, molte di semplice controllo, elettrocardiogramma, prove sotto sforzo, holter pressorio, oltre a aritmologiche e a studi elettrofisiologici”.

“Sono preparato – ha spiegato con ottimismo –. I medici hanno giustamente tutte le cautele. Ci vuole ancora un po’ di tempo, ma sento che si sta chiudendo il cerchio. Stiamo parlando con la Roma. Sono sotto contratto fino a giugno 2028, è ancora lunga”.

Il legame speciale con Firenze

Il giocatore è poi tornato a parlare del periodo in viola: “Ci sono stato solo dieci mesi, eppure mi sento legatissimo a un posto in cui ho vissuto più emozioni negative che positive. Firenze, la città, è stata importante. Quando non avevo cose da fare andavo in giro, il Lungarno, le strade del centro, vedevo solo cose belle, incontravo gente che mi copriva d’affetto”.

Il dolore e i timori di dover lasciare il calcio

Nell’intervista non è mancato un passaggio sul suo dolore e i suoi dubbi: “Il dolore mi fa sentire vivo, lo riconosco e non mi spaventa, lo accolgo. Tanto è inutile respingerlo. Il dolore mi ha fatto pensare a una vita normale. Ho tanti amici che studiano o lavorano e ci sono stati momenti, in questi mesi, in cui ho temuto di dover smettere di giocare. Se non avessi avuto quell’incidente, questa parte di vita non l’avrei conosciuta… Non ho paura del futuro”.

Le parole di Eriksen e l’abbraccio di Mourinho

Bove ha poi raccontato del legame speciale sbocciato con chi ha vissuto la sua stessa esperienza e con chi lo ha lanciato: “Con Eriksen ci siamo sentiti più di una volta, nei primi giorni e anche in estate. Abbiamo qualcosa in comune, pur non conoscendoci di persona. Me lo sento vicino e sono contento che abbia trovato un’altra squadra”.

Poi le parole su Mourinho: “In estate ho sentito Mourinho, il mio papà calcistico. Si era fatto vivo subito, a dicembre, con mio padre che lo adora. Cane malato? Rispose così a una domanda in conferenza stampa, per lui ero e resto Edu. Alla portoghese, Eduardo”.

Il ricordo più bello di questi mesi

“Il ricordo più bello resta l’accoglienza dell’Olimpico prima di Roma-Fiorentina, un insieme di emozioni fortissime. Guardo solo le partite di Fiorentina e Roma, le altre mi danno fastidio”.

Bove potrà tornare a giocare? Ecco cosa dice la legge italiana

Sul futuro in campo pesa ancora la normativa sanitaria: “La legge non mi consente di giocare in Italia? Non escludo niente. I medici non sono ancora giunti a una conclusione, potrei anche essere a posto. Ho la piena consapevolezza della situazione, sto da Dio e ho una gran voglia di tornare alla mia passione”.