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Akanji, dichiarazione d’amore all’Inter

Inter, Marotta vola negli USA
Foto: Shutterstock

Akanji, Il difensore svizzero: «Voglio restare qui a titolo definitivo». La società valuta seriamente il riscatto dal Manchester City: tutte le cifre e i retroscena

Manuel Akanji non si nasconde più. Arrivato all’Inter la scorsa estate come una delle operazioni last-minute di un mercato complicato, il centrale svizzero si è trasformato in pochi mesi in una delle certezze assolute della squadra di Cristian Chivu. La sua adattabilità, la qualità nel palleggio e la continuità nelle prestazioni hanno convinto tutti: staff tecnico, dirigenti e soprattutto i tifosi, che ne hanno rapidamente fatto uno dei punti fermi della nuova difesa nerazzurra.

Il classe ’95, dopo tre stagioni intense al Manchester City di Guardiola, aveva scelto Milano per ritrovare centralità. La risposta, sul campo, è stata immediata: in campionato ha giocato tutte le partite da titolare, senza mai saltare un minuto, segnale evidente della fiducia del tecnico e della sua tenuta fisica impeccabile. In Champions League è stato utilizzato con regolarità, alternando partite dal primo minuto a ingressi dalla panchina, ma mantenendo sempre un rendimento elevato.

Il messaggio di Akanji: «Spero che l’Inter mi riscatti»

Lo svizzero sta bene a Milano: si allena, gioca e vive con serenità. E, intervistato, ha lanciato un messaggio molto chiaro alla società:

«Sì, spero che l’Inter mi prenda a titolo definitivo. Sono davvero felice qui, vedremo come andrà».

Una frase che racconta non solo il suo legame con il gruppo, ma anche la volontà di restare in un ambiente dove si sente valorizzato e dove ha trovato un ruolo centrale che a Manchester non era più garantito.

Quanto costa il riscatto: tutte le cifre dell’operazione

L’Inter ha chiuso l’affare con il City letteralmente allo scadere del mercato estivo. L’accordo prevede:

  • prestito annuale: 2 milioni di euro
  • diritto di riscatto: 15 milioni
  • obbligo di riscatto condizionato: scatta se l’Inter vince lo scudetto

Indipendentemente dall’esito del campionato, in Viale della Liberazione c’è grande soddisfazione per il rendimento del centrale. Le prestazioni convincenti hanno già spinto la dirigenza a valutare concretamente la possibilità di esercitare il riscatto anche senza condizioni.

Il costo complessivo, contenuto per un giocatore con esperienza internazionale e abituato a palcoscenici importanti, viene ritenuto adeguato per un elemento che offre garanzie tecniche e caratteriali.

Dietro le quinte: il tentativo del Milan prima dell’Inter

Prima dell’assalto dei nerazzurri, Akanji aveva ricevuto altre chiamate. Il Milan, alle prese con la necessità di rinforzare la difesa, aveva sondato la sua disponibilità negli ultimi giorni di agosto. Con il giocatore ancora senza accordo definitivo con il Galatasaray, i rossoneri avevano avviato i contatti tramite Igli Tare, ma la trattativa non è mai decollata.

Akanji, infatti, aveva un obiettivo preciso: giocare la Champions League. In quel momento il Milan non offriva la combinazione ideale tra tempistiche, garanzie tecniche e progetto. L’Inter, invece, è entrata sulla scena con decisione, forte della volontà del City di trovare una soluzione rapida e del desiderio dello stesso difensore di misurarsi in un contesto competitivo e ambizioso.

L’apertura simultanea delle due parti ha reso la trattativa rapida e fluida. L’arrivo a Milano ha poi confermato che quella scelta era la migliore per il suo percorso.

Akanji nel progetto tecnico di Chivu

Per Chivu è un titolare imprescindibile. La sua capacità di giocare sia sul centro-destra che sul centro-sinistra, unita all’ottima gestione del pallone, lo rendono un elemento perfetto nel sistema difensivo nerazzurro. La sua freddezza nei momenti cruciali e l’esperienza accumulata in Premier League lo hanno reso un leader silenzioso ma molto ascoltato nello spogliatoio.

Con queste premesse, il suo futuro sembra ormai indirizzato: l’Inter vuole tenerlo, lui vuole restare. E il riscatto da 15 milioni appare sempre più una formalità.

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