I 10 portieri: Negli ultimi venticinque anni il mondo ha conosciuto portieri che non si limitavano a difendere la porta: la comandavano.
Uomini che hanno cambiato il linguaggio del ruolo, imposto nuovi standard e lasciato segni profondissimi nelle storie dei club e delle nazionali.
Alcuni sono stati muri invalicabili, altri artisti della parata, altri ancora pionieri silenziosi che hanno ridisegnato il modo stesso di interpretare il calcio.
Questa non è una semplice classifica: è un viaggio dentro dieci vite straordinarie.
10. Jens Lehmann: il guardiano dal carattere di ghiaccio
Lehmann era uno di quei portieri che sembravano vivere al rallentatore.
Nessun gesto superfluo, nessuna posa da star: solo efficacia.
Nell’Arsenal degli Invincibili era la voce più calma dentro la tempesta, il baluardo che teneva in piedi la squadra nei momenti in cui tutto ballava.
Le sue parate non avevano bisogno di estetica per lasciare il segno: bastava lo sguardo, sempre lucido, sempre presente.
9. Hugo Lloris: l’eroe che non alza mai la voce
Lloris ha costruito una carriera su un paradosso: essere decisivo senza mai cercare la scena.
Raramente esultava, raramente si arrabbiava.
Ma nei momenti che contano, quando una partita pesa come una finale mondiale, lui c’era sempre.
Silenzioso, elegante, rapido come pochi: il suo Mondiale 2018 resta un manuale di leadership senza fronzoli.
8. Jan Oblak: il muro che non fa rumore
Oblak è il portiere che non sembra un portiere.
Non urla, non gesticola, non si agita. Eppure è lì, immobile come una monumentale scultura difensiva. Una volta che l’Atletico ti obbliga al tiro, lui arriva puntuale, preciso, pulito.
Non è spettacolare: è inevitabile.
La sensazione è che si prenda la libertà di scegliersi le parate, come un maestro che indica all’attaccante dove non deve tirare.
7. Edwin Van Der Sar: l’antenato dei portieri del futuro
Van der Sar arrivava dai Paesi Bassi con un’idea nuova: il portiere come regista aggiunto.
Nei suoi piedi c’era la calma dell’Ajax e la geometria del Manchester United. Passaggi filtranti, lanci perfetti, un’eleganza quasi imbarazzante.
Ogni sua azione sembrava un gesto studiato per anticipare il calcio che sarebbe arrivato dopo di lui.
6. Petr Čech: il gigante che non tremava mai
Dietro quella maschera nera c’era un uomo che sembrava non conoscere paura.
Čech era enorme, imponente, ma mai goffo.
Le braccia arrivavano ovunque, la presenza era quasi ipnotica.
Nei momenti più difficili del Chelsea era lui a chiudere la porta a doppia mandata, spesso con parate che sembravano allungare il tempo, come se potesse piegare il destino con un guanto.
5. Iker Casillas: il ragazzo che parava l’impossibile
Casillas era un portiere nato, non costruito.
Nulla in lui sembrava studiato: era puro istinto, un dono naturale.
Riflessi impossibili, scatti da ballerino, parate che sfidavano la fisica.
Quando il Real Madrid traballava, lui volava.
Letteralmente. Il suo intervento nella finale del Mondiale 2010, piede aperto su Robben, resta uno dei gesti più iconici di sempre.
4. Oliver Kahn: il portiere che incuteva paura ai gol
Kahn era tempesta allo stato puro.
Non dovevi solo superarlo tecnicamente: dovevi superare il suo sguardo.
Una furia controllata, un carisma animalesco.
La Germania intera si aggrappò a lui nel 2002 come a un eroe mitologico, e lui ricambiò con un torneo irripetibile.
Non era solo forte: era dominante.
Nessuno ha mai impersonificato il ruolo del portiere come lui.
3. Thibaut Courtois: il re delle notti che decidono la storia
Courtois arriva sempre nei momenti più scuri, quando la partita sembra scappare.
Ed è lì che diventa gigantesco.
Le finali sono il suo habitat naturale, quelle partite in cui una parata può cambiare una stagione, un club, una carriera.
Non importa quanto grande sia la porta: con lui sembra minuscola.
2. Manuel Neuer: l’uomo che ha cambiato le regole
Se oggi un portiere gioca a 30 metri dalla porta, è perché Neuer ha deciso che si poteva fare.
E lo ha fatto meglio di chiunque altro. Era un libero, un centrocampista aggiunto, un guardiano con una personalità debordante.
E quando gli toccava parare, lo faceva come nessuno: uscite perfette, riflessi da fenomeno, una capacità unica di leggere le azioni due secondi prima.
1. Gianluigi Buffon: il gigante che ha attraversato le generazioni
Buffon è stato il portiere totale.
Tecnica, cuore, intelligenza, istinto, umanità.
Ha attraversato epoche, squadre, compagni, allenatori, ma è sempre rimasto lì: un’icona.
Di lui non restano solo le parate, ma il modo in cui ha vissuto il ruolo.
Con classe, con carisma, con una passione che non si è mai spenta.
A volte il calcio non ha bisogno di spiegazioni: basta pronunciare un nome per raccontare vent’anni di storia.
Quel nome è Gianluigi Buffon.







