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Bonny: “Milan-Inter come Real Madrid-Barcellona”

Inter, le parole di Bonny
Foto: Shutterstock

Ange-Yoan Bonny, attaccante francese dell’Inter si è raccontato ai microfoni della Gazzetta dello Sport, ecco le sue parole.

Ange-Yoan Bonny, attaccante dell’Inter classe 2003 dell’Inter, è uno dei calciatori migliori della prima parte della stagione nerazzurra.

In 11 partite di Serie A, l’attaccante francese ha messo a segno 4 reti e fornito 4 assist ai compagni.

Ecco le parole di Bonny ai microfoni della Gazzetta dello Sport, iniziando dall’arrivo all’Inter.

“Ho capito che serve tempo per capire dove sei, per realizzare quanto grande sia questo club.

Poi, quando lo hai capito, devi renderti conto del livello della squadra, che si alza continuamente, già dall’allenamento: l’Inter è molto esigente, ti chiede sempre di più, ma mi trovo benissimo e imparo. 

Devo migliorare nel gioco spalle alla porta, qualche volta ho perso palloni stupidi.

Poi migliorare il colpo di testa, ma anche la resistenza, visto che giochiamo ogni tre giorni e lavoriamo duramente.

In tanti mi stanno aiutando, ma con chi parla francese come Mkhitaryan è più facile.

Marcus Thuram mi aiuta tanto e non solo da quando siamo compagni: già a Parma i suoi consigli sono stati preziosissimi.

Mi spinge oltre, come anche i compagni italiani: vogliono che dia sempre il massimo senza cali”. 

Inter, Bonny: “Vorrei avere la fame sotto porta di Lautaro”

Sulle emozioni di giocare a San Siro:

“La prima volta è stata l’anno scorso col Parma: ero frastornato, lo stadio è così grande che sembra non finire mai, toglie il fiato.

Quando giochi per l’Inter è diverso, ho avuto la fortuna di segnare subito col Toro: dopo il boato, nel rumore, non senti più niente.

È bello, perché è tutto ovattato, è solo emozione”. 

Su chi ha influito nello scegliere l’Inter:

“L’anno scorso, in Parma-Inter, quella del 2-2, Bastoni mi butta giù e mi dice: ‘Il prossimo anno vieni da noi…’. Sembrava un avvertimento, ma mi ha fatto piacere.

Lui, Bisseck, Acerbi si fanno sentire in allenamento, aiutano a spingerti oltre”. 

Su Chivu:

“A Milano il mister è la stessa persona vera che era a Parma, ha lo stesso modo di fare e di comunicare.

Mi chiede sempre di essere disponibile per gli altri, di giocare prima per la squadra”. 

Cosa rubare a Thuram e Lautaro:

“Vorrei avere la fame sotto porta di Lautaro: essere alla sua età il quarto marcatore della storia dell’Inter è straordinario.

Lui vuole sempre segnare, che sia un gol bello o brutto non conta. Marcus, invece, sa fare tutto: gol, dribbling, assist.

Forse con lui ho qualche similitudine di più, ma siamo diversi e possiamo giocare insieme.

Vorrei prendere qualcosa anche da Pio, pochi difendono la palla come lui”. 

Sul derby:

“Come fascino e grandezza vale Barça-Real.

Mi sono rimasti in testa certi duelli come quello tra Dumfries e Theo.

Sono due grandi squadre che non si odiano, ma in quei 90’ è una battaglia.

Speriamo che, alla fine, tutto si colori di nerazzurro.

Non sarà però già decisiva, perché siamo solo a novembre e può succedere di tutto, però il derby è già importante: poter prendere altri punti, non solo sul Milan, ma anche su Napoli, Roma e le altre che spingono da dietro, sarebbe un bel salto”. 

Sull’arrivo in Italia qualche anno fa:

“A 17 anni un altro Paese, un’altra cultura, un’altra lingua: era tutto difficile, per fortuna ho trovato un bel gruppo.

Ho fatto amicizia con Bernabè che ha grandissime qualità, ma l’uomo decisivo è stato Buffon: parlava un ottimo francese, mi ha fatto sentire a casa.

È come se fosse mio zio.”

Bonny: aneddoti e curiosità

Sulla foto da piccolo con la maglia nerazzurra:

“È la prima maglia che mamma ha comprato quando ho iniziato la scuola calcio.

Mi ha convinto a indossarla dicendomi che era della squadra di Eto’o, il mio idolo.

Forse era un segnale, chissà”. 

Su Pio Esposito:

“Qua abbiamo trovato subito un certo feeling perché siamo simili: teniamo gli occhi apertissimi, ma le orecchie chiuse.

Osserviamo ogni dettaglio per migliorare, ma proviamo a non sentire cosa dicono di noi all’esterno.

Mettendoci dentro anche Sucic, Bisseck, Luis Henrique e gli altri, siamo un bel gruppo di giovani affiatati in uno spogliatoio che si conosce da anni.

È un’esperienza nuova e bella, un mondo da scoprire insieme.

Per Pio la pressione è tanta, ma penso riesca a gestirla benissimo: non è cambiato, né a lui né a me piace fare i fenomeni”. 

Sull’esultanza da pirata:

“Un gioco con gli amici della mia città, Tours, nel centro della Francia.

Tutto nasce da un video su TikTok che ci aveva fatto ridere.

Quando a Napoli ho segnato col Parma, è nata quell’esultanza: era una dedica, è diventata ormai un marchio”. 

Sulle passioni per le serie tv e per la musica:

“Sto guardando Breaking Bad, ma è difficile finirla, è lunghissima.

L’ultimo concerto visto è stato Drake, assieme a Marcus: veramente bello.

Ma nelle orecchie prima di ogni partita ho sempre Everything in Its Right Place dei Radiohead.

Può sembrare strano, ma mi rilassa e mi carica insieme: inizia piano, tranquillo, ma poi dentro c’è qualcosa di cattivo.

Della Vanoni, invece, già sapete”. 

Un confronto tra Francia e Italia:

“Le boulangerie francesi sono le migliori, mi spiace, ma ammetto che avere il bidet in bagno come da voi è utile (ride, ndr)”.

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