Nell’estate del 1983 il calcio e la politica italiana furono fortemente legate in occasione di un trasferimento epocale: Zico all’Udinese.
Immaginate se qualcuno vi dicesse che un’intera città ha protestato univocamente per permettere a un calciatore di vestire la propria maglia.
Qualcuno di voi dubiterà fortemente di quest’affermazione, sostenendo che sia improbabile un evento di tale portata: alla fine è solo calcio.
A quanto pare Udine nell’estate del 1983 non concorderebbe minimamente con queste opinioni: ecco il caso Zico.
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La storia di Zico: il Pelè bianco
Nato a Rio de Janeiro il 3 marzo 1983, Arthur Antunes Coimbra, in arte Zico, è ritenuto uno dei migliori calciatori della storia di questo sport.
Trequartista estroso, all’occorenza seconda punta o ala sinitra, ha disputato 778 partite ufficiali e segnato 526 dei quali 56 su calcio di punizione.
Grazie alla sua qualità sublime, divenne il sesto miglior marcatore di punizioni di sempre dietro Juninho Pernambucano, Pelé, Ronaldinho, Victor Legrotaglie e David Beckham.
Il suo nome è legato principalmente ai brasiliani del Flamengo con i quali scese in campo in 2 parentesi: 1971-1983 e 1985-1989.
Tra il 1983 e il 1985 si trasferì nel Bel Paese alla corte dei friulani dell’Udinese, mentre tra il 1991 e 1994 illuminò i campi del Giappone presso i Sumitomo Metals e i Kashima Antlers.
Soprannominato “O Galinho” (il galletto) e spesso il “Pelè bianco” è tutt’oggi considerato un calciatore fenomenale e caratteristico degli anni 70 e 80.
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Zico all’Udinese diventa caso nazionale
Il 12 settembre 1983 al Marassi di Genova esordì Arthur Antunes Coimbra con la maglia dell’Udinese.
Quel giorno nessuno potette fermare il suo genio: prima un goal con una finta di corpo che disorientò l’avversario, poi una punizione incredibile che rese incredulo il portiere.
5-0 schiacciante dei friulani grazie alle giocate e all’intelligenza tattica di Zico, il quale venne addirittura acclamato e applaudito dall’intero stadio.
Adesso facciamo un passo indietro e ritorniamo all’agosto dello stesso anno, quando il brasiliano venne acquistato dall’Udinese.
L’allor patrono Lamberto Mazza, presidente dell’azienda di elettrodomestici Zanussi, organizzò un comizio dove annunciò l’acquisto di Zico.
La piazza esplose, i tifosi furono entusiasti e sbalorditi dalla possibilità di ammirare un calciatore del genere che aveva tra l’altro umiliato nel 1982, con la maglia del Flamengo, nella Coppa Intercontinentale del 1981, il Liverpool, fresco campione d’Europa.
Il potenziale arrivo del brasiliano divenne un caso mediatico a livello nazionale che coinvolse le principali istituzioni come la CGIL e la FIGC.
La prima si oppose fermamente sostenendo che Lamberto Mazza avesse messo diversi operai della sua azienda in casa integrazione per garantire l’approdo del fuoriclasse.
La seconda, invece, su decisione del presidente Federico Sordillo, bloccò il trasferimento in quanto preoccupata dal fatto che l’Udinese non avesse le garanzie finanziarie necessarie per concludere un’operazione di quel calibro.
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O Zico o l’Austria: la minaccia di Udine
La decisione di impedire il trasferimento di Zico dal Flamengo all’Udinese comportò un qualcosa che nessuno si sarebbe aspettato: l’insurrezione dei cittadini di Udine.
I tifosi friulani, infatti, scesero in piazza per protestare appasionatamente e manifestare con lo slogan “O Zico o l’Austria”, insinuando un’eventuale secessione se le istituzioni competenti non fossero intervenute.
A riguardo si espressero ministri, segretari di partito, associazioni sindacali e addirittura il presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini, il quale si mostrò favorevole all’operazione.
Ci volle un mese per sbloccare la trattativa, Zico venne incoronato simbolicamente nel luogo della protesta e, fortunatamente, il brasiliano potette vestire la maglia dell’Udinese per un totale di 40 volte, realizzando ben 22 reti, tra il 1983 e il 1985.
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Questa era lo storia di come un trasferimento divenne un caso mediatico nazionale a tal punto che un’intera città insorse per un calciatore.







