Mario Balotelli, ex attaccante di Milan, Manchester City e Inter tra le altre, ha parlato al Festival dello Sport: ecco le sue parole.
Mario Balotelli rappresenta uno dei più grandi “What if” del calcio italiano.
Un talento superiore alla media, dei colpi quasi unici nella sua generazione, ma purtroppo mai espressi al massimo delle sue potenzialità.
C’è chi dice che sia dovuto ai suoi comportamenti e probabilmente qualcosa di vero c’è, ma probabilmente è stata fatta una narrazione negativa attorno all’attaccante azzurro che non l’ha aiutato affatto.
Nonostante tutto questo, Super Mario Balotelli può vantare oltre 200 reti in carriera e un Palmares invidiabile (Champions, Premier, Serie A…)
L’attaccante ha parlato della sua carriera e degli obiettivi del futuro al Festival dello Sport di Trento: ecco le sue parole.
Balotelli: “Mi piacerebbe fare ancora una partita in Nazionale”.
Il sogno per il futuro:
“Mi piacerebbe fare ancora una partita in Nazionale”.
Sul primo approccio al calcio:
“Ho cominciato a giocare quando avevo tre anni, sia al parco che in strada a Brescia.
Giocavo sempre con mio fratello Enock, anche troppo e ovunque.
Ero un bambino difficile, però buono, poi si matura”
L’inizio della carriera:
“Ho iniziato al Lumezzane, ma volevo andare all’estero.
I miei fratelli mi trovarono un contatto a Barcellona e lì sono stato un mese.
Il Lumezzane però voleva tanti soldi e così sono andato all’Inter”.
L’arrivo all’Inter e il rapporto con Moratti:
“Gli devo molto, è stata persona fondamentale agli inizi della carriera.
Mi ha dato la possibilità di giocare all’Inter ma mi ha anche responsabilizzato.”
Sulla Champions vinta:
“Sono state emozioni incancellabili che vorrei rivivere ogni giorno, è stato un sogno e a Mourinho voglio bene.
L’Inter è stata parte della mia crescita, l’Inghilterra però mi ha formato di più”
Sulla maglia tolta contro il Barcellona:
“Non ero abituato ai fischi di tutto lo stadio, anche quelli dei miei tifosi e ho reagito così, ora non lo rifarei”.
Sul rapporto con Mancini:
“Lui è stato importantissimo, specie quando mi voleva bene… Io gliene voglio ancora”.
Il passaggio in Inghilterra, al City:
“Ero da solo, lontano da casa ed era prima volta che affrontavo la vita da solo”.
Sull’esultanza con la maglietta “Why Always Me?”:
“Era un periodo particolare, la feci prima della partita con il magazziniere: fu solo uno sfogo simpatico.
L’arrivo al Milan e la trattativa con la Juventus:
“Dopo il City dovevo andare alla Juve, ero già in viaggio per Torino ma poi Raiola mi mandò al Milan”.
Sulla Nazionale italiana:
“Per me è stato un passaggio fondamentale; non voglio fare polemica, ma mi sembra che oggi non ci sia più quell’attaccamento che avevamo noi.
Io quando andavo in Nazionale ero fiero di giocare per l’Italia, il mio Paese: lo volevo a ogni costo”.
Sui problemi in Nazionale:
Non so bene perché (sia finita ndr.) perché veri problemi non ce ne sono stati, ho sempre avuto buoni rapporti con tutti”.
Sugli attaccanti italiani più forti:
“Riva, Baggio e Totti gli attaccanti più forti, ho giocato con pochi giocatori col talento di Cassano.
Su Zlatan Ibrahimovic:
“Ho grande rispetto, lui si sa che rompe le scatole, ma lo fa se ti vuole bene, altrimenti non ti considera”.
Sul futuro:
“Ho proposte dall’estero, fisicamente sto bene e vorrei restare in Italia.
Vediamo, sono in un momento di stallo”.