Deportivo La Coruña, il club galiziano, dopo anni bui e crisi economiche, sogna il ritorno in Liga grazie anche al contributo di tre figure italiane
Una volta lo chiamavano “Super Dépor”, e non a caso.
Campione di Spagna nel 2000, semifinalista di Champions League nel 2004, incubo di Real Madrid e Barcellona per un intero decennio. Poi il crollo: retrocessioni, crisi finanziarie, il rischio fallimento e persino la discesa nella terza serie.
Oggi, però, al Riazor si respira di nuovo ottimismo — e nel rilancio del Deportivo La Coruña c’è una forte impronta italiana.
Il Deportivo parla italiano
Sono tre le figure chiave azzurre protagoniste del nuovo progetto galiziano: Samuele Mulattieri, Giacomo Quagliata e Massimo Adalberto Benassi.
L’attacco è guidato da Mulattieri, 24 anni, un nome che in Spagna comincia a farsi conoscere.
“Sa come si vincono le promozioni”, dicono a La Coruña. E non a torto: l’ex Inter è stato decisivo con Frosinone nel 2023 e con Sassuolo nel 2025.
In Galizia è arrivato in prestito con diritto di riscatto (che può diventare obbligo al raggiungimento di determinati obiettivi). In questa stagione ha già collezionato 7 presenze, quasi 400 minuti e un gol, diventando un punto di riferimento per il tecnico Gilsanz.
Accanto a lui, sulla corsia sinistra, gioca Giacomo Quagliata, altro classe 2000 dal percorso nomade.
Dopo aver vestito le maglie di Cremonese e Catanzaro, è stato ceduto definitivamente al Deportivo. Con 6 presenze e oltre 350 minuti giocati, il terzino italiano è già diventato uno dei protagonisti più affidabili della squadra.
Dietro le quinte, invece, lavora Massimo Adalberto Benassi, CEO del club e braccio destro del presidente Juan Carlos Escotet.
Friulano, appena 34 anni, Benassi si è imposto come uno dei dirigenti emergenti del calcio europeo. La sua visione aziendale e la capacità di risanamento hanno contribuito in modo decisivo al rilancio economico del Depor.
Dal rischio fallimento alla rinascita
Solo pochi anni fa, il Deportivo sembrava destinato a scomparire.
Debiti, stipendi arretrati e la retrocessione in terza serie avevano portato la società sull’orlo del baratro. Poi la svolta: l’arrivo di Escotet, l’iniezione di capitali e una nuova strategia basata su sostenibilità e settore giovanile.
Oggi il club ha estinto i debiti e ritrovato stabilità.
La nuova filosofia punta sui talenti cresciuti in casa: da David Mella, protagonista ai Mondiali U20, a Yeremay Hernández, il gioiello più luminoso del vivaio.
Per lui il Deportivo ha rifiutato un’offerta da 35 milioni di euro dallo Sporting Lisbona, convinto che possa diventare il simbolo del futuro.
La stagione 2025/26: il sogno promozione
Tornato in Segunda División, l’equivalente della Serie B italiana, il Deportivo ha iniziato la stagione con grande ambizione.
Prima della pesante sconfitta per 3-0 contro il Málaga, la squadra era imbattuta da otto giornate, con 4 vittorie e 4 pareggi, 17 gol segnati e 9 subiti.
Oggi occupa la seconda posizione in classifica, alle spalle del Cádiz e a pari punti con il Racing Santander, ma con Almería, Las Palmas e Valladolid subito dietro.
L’obiettivo è chiaro: riconquistare la Liga dopo sette anni. Una missione tutt’altro che semplice, ma possibile — anche grazie all’esperienza di Mulattieri e alla solidità tattica costruita intorno ai nuovi innesti.
Dal Super Dépor al nuovo corso
Gli anni d’oro del Deportivo restano scolpiti nella memoria:
la Liga del 2000, le Coppe del Re, le Supercoppe di Spagna e quella storica rimonta al Milan in Champions League nel 2004.
Poi, la discesa agli inferi — fino alla risalita del 2024, che ha riportato il club in Segunda.
Oggi il Deportivo La Coruña non è più la corazzata di Bebeto o Valerón, ma un progetto concreto, moderno e ambizioso.
Con un pizzico d’Italia nel sangue e una città che ha ricominciato a sognare, il Riazor è pronto a ruggire di nuovo.