Maurizio Sarri, allenatore della Lazio, ha parlato nel corso di un intervista al canale ufficiale della società, ecco le sue parole.
Sulla scelta di non parlare dopo il Torino:
“Ho avuto un momento di feroce giramento, a volte non mi fa estremamente piacere mettermi a parlare.”.
Sul momento della Lazio:
“Non voglio essere né ottimista né pessimista: con il Torino avremmo potuto vincere o perdere, la cosa positiva è il carattere.
Quando ti mancano otto o nove giocatori la situazione è complicata, poi tutte le squadre di medio livello si sono rinforzate e noi non abbiamo potuto.
Rovella ha fatto una sola partita in condizioni fisiche buone, poi Marusic, Lazzari, Gigot, Patric, Pellegrini, Guendouzi squalificato due giornate, Vecino mai visto, Dele-Bashiru infortunato, Isaksen con la malattia, poi Zaccagni.
Ultime tre partite accettabili, bisogna riconoscere ai ragazzi le capacità di lottare.
Bisogna applaudire Basic, un anno e mezzo senza mettere piedi in campo e due partite di livello quando è stato schierato”.
Lazio, Sarri: “Meno punti di quanto direbbero le prestazioni”
Un resoconto iniziale:
“Meno punti di quanto direbbero le prestazioni, si verificherà nel breve periodo, mentre nel lungo periodo possiamo riassestare la situazione.
Io sapevo dall’inizio che il campionato sarebbe stato di una difficoltà enorme, perché è salito il livello medio delle squadre di metà classifica.
Il Torino è una squadra come noi…”
Sulle differenze rispetto alla prima esperienza alla Lazio:
“Le situazioni della mia prima esperienze sono completamente diverse.
Là c’era la possibilità di fare un salto di qualità importante, tra la Champions e la cessione di Sergej.
La frustrazione veniva dal fatto che si percepiva che il salto di qualità non si stava facendo, mentre quest’anno le premesse erano chiare”.
Sulla fase offensiva:
“Cambiamo la fase di realizzazione in base alle caratteristiche dei giocatori, questa è una squadra da accelerazione in ripartenza, con aggressione degli spazi.
Bisogna trovare varie soluzioni, anche perché la situazione dei giocatori a disposizione ci costringerà, a volte, a cambiare modulo”.
Su Cancellieri:
“Il ragazzo sta crescendo, è diverso da due anni fa, molto più maturo e più convinto dei suoi mezzi dal punto di vista calcistico.
Dà il suo meglio in accelerazione e nell’aggressione degli spazi, poi se lo facciamo palleggiare gli togliamo le caratteristiche più belle che ha”.
Su Noslin:
“Difficile per un allenatore, perché è difficile collocarlo in un contesto.
Ha una gamba da esterno senza essere un vero esterno.
Potrebbe essere un trequarti, ma non ci vedo la qualità tecnica come potrebbe essere attaccante centrale, ma non lo è.
Un giocatore bravo, ma difficile da collocare.”
Sull’ambiente Lazio:
“Sono un animale da strada, non so né cosa scrivono, né che commenti fanno.
Non ho neanche WhatsApp, quindi immagina la mia partecipazione alle polemiche social.
Vivo le sensazioni della strada e i tifosi che incontro per strada sono persone che capiscono le nostre difficoltà”.
Su Milan-Como in Australia:
“Ha ragione Rabiot: i soldi non giustificano tutto.
Rabiot potrebbe rispondere che se lui non andasse a combattere, i soldi non li prenderebbe neanche il presidente della Lega.
Ha ragione il ragazzo, che è stupendo, tra l’altro”.
Sul tempo effettivo:
“In Italia si sta instaurando un modo molto fisico di giocare, si va uomo contro uomo con tante squadre, certi tipo di contatto a volte non sono fischiati.
Nel derby un giocatore avversario ha fatto cinque falli normali in 10 minuti: al terzo andrebbe ammonito.
Quest’anno si sta giocando ancora meno rispetto agli anni scorsi e qualcosa bisogna farlo”
Sui giovani:
“Con tutti i problemi che sto affrontando, della Nazionale non me ne può fregare di meno.
A livello generazionale ci sarà sempre una più forte e una meno forte.
Il campionato Primavera si gioca in stadi indecenti con 150 spettatori e se devi entrare all’Olimpico con 50.000 non sei pronto.
Non mi piace assolutamente la soluzione delle squadre B, che va contro il nostro campanilismo calcistico: uno del Foggia vuole giocare con il Bari, non con l’Atalanta Under 23.
Questa è la morte della Serie C”.