La Lega Serie A sta studiando un piano per valorizzare i diritti TV internazionali e colmare il divario con i grandi campionati europei come la Premier.
Dopo anni in cui i ricavi esteri sono rimasti relativamente stabili, il campionato vuole colmare il gap con i top campionati europei, e ha incaricato JP Morgan (la più grande banca USA) di esplorare opzioni strategiche che possano aumentare l’attrattiva fuori dall’Italia.
Attualmente la Serie A guadagna circa 250 milioni di euro l’anno dai diritti TV internazionali, cifra ben al di sotto di quanto realizzano altre leghe europee al vertice come:
- Premier League: circa 1,7 miliardi di euro
- LaLiga: circa 600‑700 milioni di euro
- Bundesliga: circa 500 milioni di euro
Uno dei problemi chiave è che molti broadcaster stranieri vedono un’offerta già satura con la Champions League e la Premier League, che sottraggono attenzione, risorse e abbonati.
Le Opzioni sul tavolo
In passato la Serie A aveva provato a vendere una quota del pacchetto domestico 2021 ma l’operazione non aveva raccolto sufficiente consenso fra i club. Oggi fonti vicine al dossier indicano che JP Morgan analizzerà diverse soluzioni:
- Creazione di una media company che gestisca direttamente le attività media estere e i rapporti con broadcaster internazionali.
- Vendita di una quota minoritaria dei diritti esteri a investitori esterni, in modo da sbloccare i capitali.
- Partnership strategiche con agenzie media e data-tech (es. Peak, IRIS) per migliorare la distribuzione internazionale, l’uso dei dati e la capacità di marketing internazionale.
JP Morgan dovrebbe consegnare entro fine anno ai club un report con possibili scenari e soluzioni da attuare. A fine di quell’analisi, i club e la Lega decideranno la via da seguire che, se attuata con misura, potrebbe rappresentare una svolta nel rilancio del calcio italiano nel contesto globale.
Criticità e Resistenze
Nonostante le opportunità, la strada per valorizzare i diritti TV internazionali non è semplice. Alcuni club (come in passato) temono di perdere autonomia o di cedere troppo potere agli investitori esterni, mentre bisogna evitare conflitti con i diritti già venduti in Italia. Senza un equilibrio, il rischio è che le nuove strategie generino più problemi che benefici.