Francesco Acerbi, difensore centrale dell’Inter, ha rilasciato un’intervista a Sky Sport in cui ha trattato molti temo: ecco le sue parole.
Acerbi ha iniziato l’intervista parlando della rinascita dopo la malattia:
“È venuto tutto da sé, sono cose che ti arrivano da dentro, le accetti, sono più forti di te.
Sapere quello che vuoi è importante, poi la vita va curata nei dettagli a prescindere, ma tutto parte dalla tua testa.”
Sulla semifinale contro il Barcellona della scorsa stagione:
“Mi ricordo perfettamente il 3-2 di Raphinha, non ero arrabbiato perché nel secondo tempo non hanno mai tirato in porta, e il Barcellona è una squadra fortissima.
Allora ho pensato di andare in avanti, tanto 3-2 o 4-2 cambia poco e se la palla arriva ci devo essere, poi Denzel è riuscito a metterla in mezzo e ho fatto gol.
È stata un’emozione bella, sapendo che però tutto era ancora da conquistare, è stata una serata indimenticabile”.
Sulla finale persa:
“Dopo la partita non eravamo arrabbiati, era una sensazione difficile da decifrare, però ho visto la stanchezza mentale dopo gli impegni che abbiamo avuto tra campionato e Champions League.
Nella stessa settimana ci siamo caricati sulle spalle tanta stanchezza, anche perché avevamo battuto Bayern Monaco e Barcellona, ci credevamo davvero.
Abbiamo incontrato un PSG perfetto, non basta il 100% contro queste squadre”.
Inter, Acerbi: “Spalletti? Non me lo aspettavo”
Sulla questione della convocazione in nazionale rifiutata :
“Ho solo detto quello che era successo, nel momento in cui non sono andato all’Europeo per l’operazione non ho più ricevuto una chiamata.
Non me lo aspettavo, ma non era un problema perché è l’allenatore che decide.
Ci sono stati dei fatti che hanno peggiorato le cose, come alcune dichiarazioni secondo me da non fare.
Poi ho deciso io di non partecipare, Spalletti mi aveva chiamato la mattina prima, facendomi intendere di volermi chiedere scusa per quello che era successo.
Avrei fatto la partita con la Norvegia e poi basta, non mi ha detto che mi avrebbe considerato per il Mondiale.
Mi sono sentito usato, a 37 anni non mi sentivo di fare questa scelta. Non sono né Messi né Pelè, ma non mi aspetto neanche questo trattamento”.
Sugli allenatori più importanti della carriera:
“Allegri? Mi ha fatto giocare nei 6 mesi al Milan ma non ero mentalmente pronto in quel periodo.
Iachini è stato importante per me, così come Inzaghi, ho fatto 7 anni con lui e ci siamo tolti delle soddisfazioni.
Ho avuto ottimi allenatori sia sul campo che a livello umano”.
Su Erling Haaland:
“Mi piace giocare contro i giocatori forti. Gliene ho chieste due di magliette e lui mi ha mandato a cag…”
“Lo shock della finale non ci deve essere, siamo una squadra pronta.
Quando si riparte bisogna azzerare tutto e andare avanti, come in ogni cosa.
Si nota che il mister è preparato, è una brava persona e ha ottime idee.
Mi ha stupito in positivo, sa cosa vuol dire vincere e perdere, sa cosa vogliamo”.