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Italia, esiste solo la vittoria: le scelte forzate di Spalletti

Italia, scelte forzate.

Giunta in Norvegia per la prima gara delle Qualificazioni Mondiali, l’Italia non può permettersi alcun tipo di indugi.

C’era un tempo, apparentemente lontano, in cui la presenza dell’Italia ai Mondiali era quasi un fatto certo, di cui non dubitare nemmeno, tale era la forza della nostra Nazionale, considerata come un habitué della competizione iridata, vinta quattro volte e presenziata sempre tranne che nel 1958.

Improvvisamente, poi, come un fulmine a ciel sereno, arrivò quella maledetta notte di San Siro, che, facendo crollare tutte le nostre certezze, rivelò tutte le debolezze degli Azzurri, incapaci, in 180 minuti, di segnare almeno una rete alla modesta Svezia, priva anche di Ibrahimovic’.

Successe l’incredibile: l’Italia non si qualificò al Mondiale per la prima volta dopo sessant’anni, saltando l’appuntamento in Russia, costringendo se stessa e tutti i suoi tifosi ad un’estate triste, solitaria y final, trascorsa aspettando una qualche rivincita.

Quest’ultima, fortunatamente, arrivò presto, se è vero che, appena tre anni dopo, grazie ad una rosa del tutto rivitalizzata, tornavamo ad essere campioni d’Europa, sconfiggendo l’Inghilterra a Wembley dopo un percorso emozionante e inatteso, capace di farci emozionare di nuovo.

Purtroppo, fu un’emozione tanto bella quanto tremendamente illusoria: il 24 Marzo del 2022, in un Renzo Barbera gremito di sostenitori, l’Italia di Roberto Mancini perdeva contro la matricola Macedonia del Nord, rinunciando ancora una volta a partecipare alla competizione iridata, riportando indietro le lancette di quattro anni e cancellando, di fatto, la splendida parentesi dell’Europeo.

Sono passati tre anni e, in mezzo, c’è stata la brutta figura estiva dello scorso anno, la quale ha dimostrato come le nostre lacune siano ancora tutte da colmare prima di poterci considerare al pari delle storiche rivali con cui abbiamo sempre combattuto.

Ora, però, è il momento di darci una scossa: stasera non possiamo sbagliare.

Il percorso di crescita (forse) dell’Italia

Dopo il fischio finale dell’orribile ottavo di finale giocato lo scorso Giugno a Berlino, Luciano Spalletti, apparso quasi incapace di realizzare il disastro appena accaduto, comprese come, per tentare di riportare in alto la nostra Nazionale, fosse assolutamente necessario dotarla di un sistema di gioco ben definito.

Una delle difficoltà maggiori ravvisate durante il torneo tedesco, infatti, era stata la mancanza di una certa solidità a livello tattico, se è vero che il ct, complice l’assenza in extremis di Acerbi e la poca conoscenza del gruppo, non riuscì mai a trovare l’assetto giusto per far rendere la sua Italia al meglio.

Da Settembre in poi, dunque, durante le partite del girone di Nations League, concluso al secondo posto dietro alla Francia, l’allenatore toscano ha scelto di affidarsi stabilmente alla difesa a 3, andando a costruire un 3-5-2 variabile, al bisogno, in un più offensivo 3-4-2-1.

La mossa ha funzionato e, conquistando delle vittorie prestigiose, gli Azzurri hanno convinto la maggior parte degli addetti ai lavori, i quali, in vista del doppio quarto di finale contro la Germania, avevano delle buone sensazioni.

Se nella gara di andata queste furono ripagate, con un’Italia che, aldilà del risultato, per gran parte della contesa controllò con abilità la partita, la sfida di ritorno, specialmente nel primo tempo, diede prova di come la Germania ci fosse molto superiore, soprattutto a livello fisico.

Il 3 a 3 ottenuto a Dortmund, maturato dopo la rimonta azzurra del secondo tempo, rappresentò un risultato abbastanza bugiardo, se è vero che la Mannschaft, dopo i primi quarantacinque minuti, era già avanti di ben tre lunghezze.

Quello compiuto dalla nazionale di Spalletti, dunque, non si può definire un percorso di crescita assoluto, ma, indubbiamente, la squadra è di sicuro più pronta rispetto ad un anno fa.

Un undici inedito

Come sempre è accaduto nella storia, l’essere umano può divertirsi a disegnare quanti più progetti desidera, ma, all’atto pratico, c’è sempre un Dio o, per chi non crede, un qualche destino avverso che si diverte a sbeffeggiarlo, cambiando improvvisamente le carte in tavole.

In vista della sfida contro uno dei migliori centravanti al mondo, sicuramente uno dei più potenti a livello fisico, l’Italia e Spalletti, per ragioni non ancora chiarissime, hanno perso il loro marcatore più temerario, la cui efficacia contro Erling Haaland era già stata dimostrata in alcune sfide del passato.

Acerbi, infatti, non sarà della partita, così come, per motivazioni differenti, Buongiorno, Gabbia e Calafiori, tutti potenzialmente molto utili in un duello così provante, in cui anche uno come Gianluca Mancini, ignorato ancora una volta dal ct, avrebbe potuto risultare un’arma assai interessante.

Difendere il centravanti del City, invece, sarà compito del centrale scaligero Coppola, alla prima presenza ufficiale in Nazionale, durante cui dovrà sicuramente mettere da parte ogni tipo di timore reverenziale per garantire alla sua squadra un’attenta protezione dagli assalti del biondo norvegese.

Le assenze, però, non finiscono certo qui: a centrocampo Locatelli ha dato forfait, così come Kean, il quale, durante uno degli ultimi allenamenti, si è arreso, lasciando, di conseguenza, la maglia da titolare al capocannoniere della Serie A Retegui, desideroso di dimostrare la sua affermata vena realizzativa.

Quello di stasera, dunque, sarà sicuramente un undici assai inedito, a cui il commissario tecnico di Certaldo si affida in quella che, potenzialmente, rischia di essere già la gara decisiva per decretare la partecipazione italiana al prossimo Mondiale americano.

Un’esame fondamentale

Per quanto possa essere ansiogeno ammetterlo, la gara di stasera, contro un avversario che, solo qualche anno fa, era considerato estremamente battibile, è già molto importante e, sebbene sia strano anche solo pensarlo, rischia di vederci partire come sfavoriti.

La Norvegia, non a caso, è una squadra in rampa di lancio, che sta conoscendo uno dei suoi periodi migliori a livello calcistico, grazie ad una generazione di campioni che, potenzialmente, potrebbero veramente lanciarla sui più ambiti palcoscenici globali.

Andare a fare risultato nel loro fortino di Oslo, consapevoli, tra le altre cose, di non potersi presentare nemmeno nella versione migliore, non è sicuramente la situazione migliore in cui potevamo trovarci giunti a questo punto, ma, secondo il parere di chi scrive, quella di stasera, se da un lato è una sfida da prendere con le molle, potrebbe anche rappresentare una ghiotta occasione.

Nel caso in cui, infatti, dovessimo vincere e, come si suol dire, convincere, da una gara del genere potremmo realmente trarre delle risposte importanti, utili a ricostruire quelle certezze che negli ultimi anni abbiamo finito per perdere quasi totalmente.

La partita di questa sera, a mio modo di vedere, ha un’importanza più emotiva che prettamente tecnica, se è vero che, nonostante sarebbe comunque molto pesante da digerire, una sconfitta non finirebbe per pregiudicare tutto, mentre, al contrario, una vittoria ci riempirebbe di entusiasmo.

L’augurio che faccio, dunque, all’Italia di Spalletti per questa partita è quello di giocarla, per quanto possa essere difficile farlo, nel modo più leggero e spensierato, tentando di percepirla più come una possibilità di successo che come una eventuale catastrofe.

Forza ragazzi, ripigliamm tutt chell ch’è o nuost.

Foto: facebook FIGC.

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