Agganciando la doppia cifra in campionato, Pedro si è meritato indubbiamente questa puntata di “Gimme a man after midnight”.
“Non ho l’età” cantava la, per qualcuno, preistorica Gigliola Cinquetti, andando ad incidere uno dei brani più storici e ricordati della storia della musica italiana, utilizzato in varie situazioni per evidenziare l’eccessiva anzianità di un certo personaggio.
Deve averlo canticchiato anche Pedro Rodriguez Ledesma quando, al termine della stagione 2020-21, conclusa amaramente al settimo posto con la Roma, si ritrovò praticamente senza squadra, visto che il neo allenatore giallorosso Mourinho gli fece immediatamente capire di non voler di sicuro puntare su di lui per costruire la sua nuova squadra.
E dire che appena un anno prima, dopo la strana estate 2020, lo spagnolo era arrivato nella Capitale con tutti gli onori, se è vero che il suo curriculum appariva come un lasciapassare estremamente valido per ogni tipo di campionato, essendo costituito da un grande numero di trofei.
Una condizione fisica non più brillante e una seconda parte di stagione assolutamente sotto tono, però, avevano fatto precipitare sul nativo di Santa Cruz de Tenerife un uragano di critiche, le quali, insieme all’indisponibilità di Mou nei suoi confronti, gli aveva fatto considerare caldamente l’opzione di un altro trasferimento.
Tuttavia, non dovette compiere un trasloco eccessivamente lontano: gli bastò attraversare metaforicamente la Città Eterna, passando dall’altra parte del Tevere, andando ad attirarsi addosso l’odio di tutta la sua ex tifoseria, la quale, se già non lo aveva apprezzato particolarmente, non poté che disprezzarlo ancora di più dopo il passaggio alla Lazio.
Una scelta radicale, contro tutto e tutti, in ampia controtendenza con la carriera di “Pedrito”.
Casa e bottega
Pedro Rodriguez Ledesma nasce a Santa Cruz de Tenerife, ma, nonostante inizialmente giochi con la maglia del Club Deportivo San Isidro, si può assolutamente datare la sua nascita calcistica al 2004, quando, dopo un lungo corteggiamento, cedette alle avances del Barcellona.
I blaugrana, infatti, si erano innamorati di quel calciatore brevilineo e velocissimo, dotato di una grande tecnica nello stretto e, tra le altre cose, capace di ricoprire innumerevoli ruoli sul campo di gioco, rendendosi utile in varie posizioni.
Pedro, dunque, fu subito inserito nella Masia, dove, sempre a contatto con il pallone, accrebbe notevolmente le sue capacità, le quali furono plasmate secondo lo stile di gioco che contraddistingueva in quegli anni il Barcellona di Messi, di gran lunga una delle squadre più divertenti d’Europa.
Quando il giovane spagnolo si trovò a debuttare in prima squadra nel 2008, quindi, non trovò grandi difficoltà nell’inserirsi all’interno del visionario sistema di gioco studiato da Guardiola, nel quale, proprio come nelle giovanili, l’attuale attaccante della Lazio disponeva di una grande libertà lungo tutto il fronte di attacco.
La sua ascesa nelle gerarchie dei catalani, di conseguenza, non poté che essere notevolmente impetuosa e, appena un anno dopo, Pedro si trovò a battere un record assolutamente insolito: riuscì a segnare in sei competizioni diverse, risultando in molte occasioni decisivo.
Tutto questo, ovviamente, rimanendo sempre nella città che lo aveva adottato, facendolo sentire a casa e permettendogli di diventare il giocatore temibilissimo che era nell’estate del 2010, quando, sotto la guida di Vicente Del Bosque, conquistò il primo ed unico titolo mondiale della Spagna.
Re Mida
Dopo il fantastico Mondiale in Sudafrica, Pedro proseguì la propria caccia ai trofei, andando a collezionare uno dopo l’altro tutti i maggiori campionati che potesse riuscire a vincere, sia con il proprio club che con la Nazionale, con la quale, nel 2012, ottenne anche il titolo europeo.
Proprio come il leggendario re ellenico che ha dato il titolo a questo paragrafo, dunque, il giovane spagnolo sembrava in grado di trasformare in oro tutto quello che toccava, andando a riempire la bacheca del Barcellona di innumerevoli trofei.
Tra l’altro, Pedro si distinse sempre per la capacità di risultare decisivo nelle partite più importanti di ogni competizioni, siglando spesso e volentieri le reti più importanti delle semifinali o delle finali di svariati tornei, conquistati uno dopo l’altro.
Anche al Chelsea, dove si trasferì nel 2016 dopo i tanti anni trascorsi nella capitale della Catalogna, lo spagnolo, ormai uscito dai radar della nazionale iberica, desiderosa di un ricambio generazionale, riuscì ad ottenere importanti vittorie, conquistando, sotto la guida di Antonio Conte, la Premier League 2017, la Coppa d’Inghilterra del 2018 e, infine, questa volta allenato da Maurizio Sarri, l’Europa League del 2019.
Un vero e proprio vincente, dunque, uno che aveva dimostrato ampiamente di sapere come riuscire a trionfare risultando imprescindibile per le proprie squadre, spesso completamente dipendenti dal suo importante e spesso sottovalutato apporto offensivo.
La prima stagione in Italia, quindi, fu un vero shock per Pedro, che non solo non riuscì a conquistare alcun trofeo con la maglia della Roma, ma si posizionò anche malissimo in campionato.
Le voci che lo davano per finito erano molteplici, ma evidentemente lui aveva altre idee.
La leggenda di … Pedro
Don Diego de la Vega, iconico personaggio letterario dello scorso secolo, non amava assolutamente apparire sotto le luci della ribalta, anzi, grazie al suo vestito nero, amava, al contrario, mimetizzarsi nell’oscurità, poco prima di lasciare sulla pancia del malcapitato sergente Garcia la famigerata “Z”, iniziale del suo leggendario nickname.
Allo stesso modo, Pedro, durante questi anni di esperienza laziale, ha scelto, probabilmente anche a causa di una condizione fisica non più dello stesso livello di prima, di non prendersi sempre la scena, accettando di buon grado di divenire un’alternativa dalla panchina, una carta da giocarsi a partita in corso.
Con grande umiltà, dunque, e con un enorme spirito di adattamento, lo spagnolo ha costruito mattoncino dopo mattoncino la sua nuova esperienza capitolina, andando, rete importante dopo rete importante, a scrivere una splendida storia, che questa sera, con la doppietta di San Siro, ha conosciuto un altro entusiasmante capitolo.
Per mezzo di questi due gol, difatti, lo spagnolo rischia di diventare l’uomo che ha permesso al Napoli di vincere il suo quarto scudetto, strappandolo dalle grinfie dell’Inter, ma, soprattutto, il salvatore della stagione della Lazio, in pericolosa discesa durante queste ultime gare.
Lo spagnolo, giunto a quota quattordici reti stagionali, si è dimostrato un vero caposaldo della rosa a disposizione di Marco Baroni, il quale, specialmente nei momenti più complicati dell’annata, ha sempre potuto fare affidamento su di lui.
E’ inutile affermare, dunque, come la leggenda di “Pedrito”, arrivato alla veneranda età di trentotto anni, rischia seriamente di non concludersi in questa annata, proseguendo ancora per qualche tempo senza perdere il fascino e il romanticismo del suo stesso baffuto protagonista.