Serse Cosmi, allenatore e speaker perugino, arcigno quanto bonario, ha omaggiato DoppioPasso Podcast della sua visione del calcio
Il mister, attualmente senza panchina, ha rilasciato a DoppioPasso Podcast una lunga intervista in cui ha parlato a 360° della sua carriera, del calcio passato e di quello attuale.
Diversi gli spunti e gli aneddoti interessanti, soprattutto per ciò che attiene il mondo del calcio, ma su cui un tifoso non può essere edotto solo guardando il campo.
Serse si è soffermato sui rapporti con i presidenti, i dirigenti, i media e la satira, tratteggiando un disegno originale della figura dell’allenatore.
I procuratori di Serse
Serse Cosmi è sempre stato, col suo cappellino, un allenatore sui generis e in questa occasione lo ha rimarcato, parlando dell’entourage e degli agenti che lo hanno accompagnato in carriera. Nessuno.
L’allenatore ha commentato la scelta di non avere un procuratore che lo assistesse o curasse i suoi interessi, motivandola:
C.: “La parola tutela mi piace […], però assistere mi ha sempre dato fastidio“
Serse rivendica la sua autonomia e la sua libertà, scelta che era in controtendenza già nel mercato allenatori decenni fa.
Tuttavia, ammette anche che questa scelta possa averlo alla lunga danneggiato, sia in termini economici, che di nomea e reputazione: perciò avrebbe preferito essere tutelato, piuttosto che assistito.
Venendo al calcio odierno identifica figure quali agenti e procuratori come attori protagonisti, in grado di spostare denaro, interessi, calciatori e allenatori.
Cosmi e Gaucci
Rimanendo in tema di indipendenza calcistica, Cosmi ha ricordato un aneddoto chiarificatore del suo pensiero circa il ruolo dell’allenatore nel contesto della società.
Protagonista dell’aneddoto Gaucci, presidente del Perugia, col quale Serse ha lavorato dal 2000 al 2004.
C: “Mi ricordo una litigata con Gaucci al limite dell’esonero. Lui mi diceva «Mister lei è un dipendente»”.
Serse avrebbe risposto al presidente con una battuta sì, ma esemplificativa:
C: «No,no, ascolti…non sono riuscito ad essere neanche tossico-dipendente, e avevo tutte le possibilità per poterlo diventare. Non l’ho fatto. Io non dipendo da nessuno. […] Semmai è lei che dipende anche da me, da quello che faccio, da quello che riesco a portare»
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