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Roma, altra vittoria importantissima: le chiavi del successo

Roma, le chiavi della vittoria.

Arrivata al diciannovesimo risultato utile consecutivo in campionato, anche contro la Viola la Roma ha sfoderato una gara molto solida.

E così, alla fine, dopo tante chiacchiere e tante illazioni, sono diciannove: la Roma di Claudio Ranieri, dopo la sconfitta di Como di metà Dicembre, in Serie A non ha più perso, andando a conquistare 47 dei 57 punti disponibili, arrivati grazie all’ottimo record di quattordici vittorie e cinque pareggi.

Un cammino praticamente perfetto, una rincorsa incredibile soprattutto se si ricorda come, arrivati ad inizio Marzo, l’obiettivo principale della banda di Ranieri paresse essere l’Europa League, il cui cammino appariva come abbastanza fattibile.

Perfino la Coppa Italia, durante i mesi precedenti, era sembrata una bella occasione per cercare disperatamente di salvare una stagione che, dati alla mano, appariva veramente impossibile da raddrizzare a metà annata, a causa del pessimo girone d’andata condotto dai giallorossi.

A tre giornate dal termine, conquistato un quarto posto a pari merito impensabile fino a qualche settimana fa, la Roma ha l’obbligo, acquisito sul campo, di non guardarsi più indietro, ma di cercare, nelle complicate gare che l’aspettano, di tornare a Trigoria con il massimo del bottino.

Alla luce del grande e soverchiante equilibrio che regna in questo momento nelle prime posizioni della classifica, è difficile immaginare una qualificazione in Champions per gli uomini di Ranieri senza il conseguimento di tutti i nove punti disponibili.

Per accaparrarseli tutti, di conseguenza, sarà del tutto necessaria la ripetizione di prestazioni come quella di ieri, nella quale, con saggezza e contezza dei propri limiti, la Roma ha saputo interpretare la gara in maniera corretta, comprendendo quali fossero le scelte migliori da compiere.

La gara di ieri

Tra le doti maggiormente apprezzabili di Claudio Ranieri, spicca di sicuro su tutte le altre l’estrema sincerità e schiettezza del tecnico di Testaccio, il quale, senza paura di critiche e chiacchiere sul suo conto, non nasconde mai quali siano i suoi pensieri riguardo alle gare che la sua squadra disputa.

Non è stato un problema per lui, dunque, intervistato a fine partita da Sky Sport, ammettere come lui e il suo staff avessero organizzato un piano partita ben diverso da quello messo poi in pratica durante i novanta minuti di ieri pomeriggio.

Inizialmente, infatti, Claudio aveva impartito alla sua Roma l’ordine di rimanere alta, evitando di abbassarsi e, soprattutto, costringendola a rimanere molto vicina ai portatori di palla della Fiorentina, i quali, però, grazie alla loro qualità, nella prima fase della partita sono stati molto bravi ad eludere il pressing giallorosso.

Proprio per questo motivo, alla seconda o terza occasione capitata sui piedi degli attaccanti viola, Ranieri ha cambiato rotta, chiedendo alla sua squadra di assumere un atteggiamento più attendista, meno spregiudicato nella pressione.

Grazie a questo, il ritmo della gara si è notevolmente abbassato e, soprattutto dopo la rete della Roma, con lo sbilanciamento in avanti della Fiorentina, i giallorossi hanno avuto molti più spazi in contropiede, purtroppo mal gestiti, come capitato anche a San Siro.

Non si può dire, dunque, che i romanisti abbiano messo in mostra una prestazione particolarmente entusiasmante o coraggiosa offensivamente, ma, senza dubbio, hanno intuito con abilità ciò che la partita stessa gli stava comunicando, comprendendo, con l’aiuto del loro brillante allenatore, come fosse controproducente tenere un atteggiamento troppo aggressivo.

Roma, un equipaggio ordinato

Aldilà di tutte le interpretazioni tecnico-tattiche che si possono partorire riguardo all’incredibile cavalcata della Roma di Claudio Ranieri, la sensazione che si ha osservando una sua gara è come ognuno degli interpreti a disposizione del tecnico di Testaccio abbia finalmente trovato una propria precisa collocazione.

Più che a livello letterale, però, questa affermazione si riferisce al compito che tutti i calciatori giallorossi sanno rispettivamente di avere, abbinato loro dopo un attento studio e un’inevitabile fase di prova durante gli allenamenti e le prime partite da parte del proprio allenatore.

Soulé, difatti, non era mai stato un esterno di un centrocampo a cinque, così come né Dovbyk Shoumurodov erano abituati a muoversi con un partner offensivo di fianco o Celik a lavorare come un braccetto in una difesa a tre.

Tutti hanno subito dei cambiamenti, degli stravolgimenti all’interno delle proprie mansioni all’interno dell’undici giallorosso e, arrivati a tre partite dalla fine del campionato, è assolutamente sacrosanto affermare come ognuno di loro sappia perfettamente quale sia il suo scopo all’interno del terreno di gioco.

Solo grazie ad un’organizzazione così serrata, ad una suddivisione dei ruoli così netta e ad una conseguente armonia, la quale si può venire a creare solo in questo tipo di situazioni, la Roma poteva risorgere dalle proprie ceneri, tornando a veleggiare nei piani alti della classifica.

Come già detto prima, però, non è certo il momento di tirare il freno a mano, anzi: la Champions, con qualche risultato favorevole dagli altri campi, non è più solo un sogno, ma una possibile splendida realtà.

Foto: facebook AS Roma.

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