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Bilbao, una squadra a chilometro zero: la magia dei baschi

Bilbao, una squadra a km 0.

Rispettando una tradizione da sempre in vigore, anche il Bilbao di stasera scenderà in campo con giocatori nati unicamente nei Paesi Baschi.

Gli antichi Spartani, quelli rappresentati nel molto americano “300” di Gerard Butler, per evitare di “contaminare la propria razza”, impedivano a chiunque non fosse nato nel proprio territorio di entrare a far parte della loro società, in particolare dell’esercito, fra i più rinomati della Storia.

Ciò, aldilà del semplice razzismo, molto radicato nell’antichità, era dovuto anche alla preoccupazione riguardo lo scarso attaccamento e il poco spirito di sacrificio che degli eserciti mercenari avrebbero mostrato nei confronti della causa lacedemone, guardando solo al proprio guadagno.

Lo stesso ragionamento, moltissimi anni dopo, lo fece anche Niccolò Machiavelli, quando, completando la stesura del suo capolavoro “Il Principe”, spiegò come, secondo lui, l’Italia si trovasse in balia delle potenze stranieri a causa della scelta dei vari staterelli della Penisola di affidarsi a dei professionisti pagati.

A loro, colpevoli di non impegnarsi abbastanza e di combattere solo ed unicamente al fine di riscattare il proprio compenso, il diplomatico fiorentino compara l’esercito francese, formato, invece, solo da soldati nati e cresciuti aldilà delle Alpi, pronti a morire per la loro patria.

Ancora qualche secolo dopo, quando, nel 1903, furono sancite, tramite elezione, le regole, ancora oggi vigenti, dell’Athletic Bilbao, evidentemente gli orgogliosissimi abitanti della Biscaglia tennero a mente questi principi, decidendo di garantire l’ingresso nel loro club a giocatori nati unicamente nei Paesi Baschi.

Una scelta radicale, che, nonostante la rinuncia a tanti privilegi, sopravvive stoicamente ancora oggi, fiera ed immutata anche nel 2025.

Athletic Bilbao, una squadra “di paese”

Nella storia del calcio spagnolo, molto spesso si è usata questa definizione per definire la compagine di Bilbao, rimasta, dopo qualche tentativo di emulazione, l’unica a mantenere invariata la regola del tesseramento di soli giocatori autoctoni del territorio, formatisi nelle giovanili dei vari club minori della zona.

Quando si gioca contro i biancorossi, dunque, è inevitabile riflettere su come, nella realtà dei fatti, si stia affrontando una vera e propria selezione regionale, o, per non offendere i baschi, nazionale, capace, nonostante i numeri ridotti, di conquistare numerosi trofei in tutta la sua lunga vita.

Il suo punto di forza, però, oltre al già citato spirito guerrigliero e, in un certo senso, patriottico, è sicuramente lo stadio, il tanto famigerato “San Mames”, temuto in tutta Europa per il suo calore infernale, il quale, se non si è una squadra abbastanza unita e forte caratterialmente, può veramente giocare dei bruttissimi scherzi.

I biancorossi di Nico Williams, dunque, conoscendo quale sia la potenza del proprio catino, hanno, in questa edizione dell’Europa League, un motivo in più per cercare in ogni modo di arrivare in fondo, superando tutti gli ostacoli tra loro e la finale.

Quest’ultima, difatti, si disputerà proprio nella capitale dei Paesi Baschi, che, se veramente la compagine di Valverde riuscirà a compiere questo straordinario percorso, sarà ribollente di passione in quei caldi e ruggenti giorni di Maggio, romantico antipasto dell’estate che verrà,.

Come il numero 10 dei baschi ha già spiegato in un’intervista, ciò sarebbe la realizzazione di un sogno per tutti i componenti della rosa del Bilbao, i quali, fin da piccoli, si sono allenati e sono cresciuti al fine di agguantare un trofeo, magari in casa, con addosso la propria maglia.

Una storia bellissima, romantica e non più di moda di questi tempi.

Da soli contro tutti

Nonostante di sicuro la scelta del club di Bilbao si possa biasimare sotto certi aspetti, essa, nel suo complesso, è indubitabilmente un unicum molto affascinante nel panorama calcistico attuale, dove, seguendo alla maniera degli ignavi danteschi i soli “vessilli pecuniari”, i giocatori non si fanno molti problemi nel cambiare casacca, giocando con i sentimenti dei tifosi.

Coerentemente con lo spirito che anima i Paesi Bassi, così come la Catalogna, la scelta di isolarsi rappresenta una qual certa volontà di farsi forza rimanendo da soli contro il resto del mondo, consci dell’unità derivante proprio dall’appartenenza geografica ed emotiva di ogni singolo giocatore.

Questi ultimi, poi, probabilmente si conoscono fin da piccoli, quando, superando le varie scremature che si susseguono ad ogni età, il gruppo si andava restringendo, cementandosi allo stesso tempo in vista delle sfide che lo avrebbero atteso in futuro.

La reale forza del Bilbao, dunque, è proprio questo enorme spirito di gruppo, diretta conseguenza di anni e anni di convivenza, di allenamenti, di condivisione di un destino apparentemente già scritto da tempo per ognuno di questi giocatori.

Battere una squadra del genere, quindi, è tutt’altro che facile, aldilà dell’abilità dei singoli giocatori, che, come abbiamo potuto vedere all’Europeo, è assolutamente invidiabile.

Una vera falange spartana, un corpo unico formato da undici indomiti guerrieri che non si arrenderà fino all’ultimo secondo, specie in questa annata, secondo i baschi, segnata dal destino.

Foto: facebook Athletic Bilbao.

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